Ho già scritto fin troppo sul discorso delle ferie. Dovrei dare la mia testimonianza e poi starmene zitto. Purtroppo soltanto ieri ho confessato che sono un peccatore incallito che fa tanta fatica a convertirsi. Ci ritorno quindi ancora una volta nella speranza di dare una mano alla mia “categoria” non solamente a prender esempio da Papa Francesco, ma pure a tener conto di un mondo di poveri che fan fatica a sopravvivere e di una Chiesa che purtroppo non gode più di quella credibilità che è assolutamente necessaria per riscuotere il consenso delle masse e soprattutto dell’esempio di Gesù che è nato, é vissuto ed è morto in povertà ed in totale servizio agli uomini.
Qualche giorno fa una signora che porta “L’Incontro” nelle chiese che l’accettano, mi ha detto: «Don Armando, ne stampi almeno 150 copie di meno perché la chiesa “tal dei tali” rimane chiusa per tutte le ferie, un’altra apre solamente un paio di ore al mattino, ma pure quasi tutte le chiese di Mestre osservano un orario ridotto; sono poche le chiese che rimangono aperte più di quattro cinque ore al giorno». Un altro collaboratore che, conosce il mio desiderio di leggere i bollettini parrocchiali, mi ha fatto sapere che in molte parrocchie la pubblicazione è sospesa durante tutto il periodo estivo. Forse sono appena tre o quattro le parrocchie che continuano a pubblicare il bollettino parrocchiale durante l’estate, come se la formazione cristiana e l’informazione sulla vita della comunità non fosse più utile, o meglio necessaria, durante i mesi di luglio, agosto e, forse, mezzo settembre.
Per non parlare poi delle ferie dei sacerdoti ai quali pare non basti più la frescura, la pace e il silenzio delle nostre belle montagne, ma sperano di poterli trovare solamente in Africa, in America latina, negli Stati Uniti, in Inghilterra e perfino in Asia.
Si, ci sono dei preti benemeriti che girano come trottole per seguire i ragazzi, gli scout e la propria gente, però sembrano essere una minoranza.
Il Patriarca Scola ha fatto qualche anno fa un’affermazione che credo vada letta da un’angolatura ben precisa, tanto che ho sempre sperato che vi avesse dato, prima o poi, un’interpretazione autentica. Suonava così: “Le vacanze non sono solamente un diritto, ma un dovere”. Giustissimo, se si tratta di una breve pausa per riflettere, meditare e programmare per la nuova stagione parrocchiale, ma se si tratta di viaggi all’estero non mi pare che si possano queste ferie pensare in linea con lo spirito sacerdotale.
A questo proposito mi domando come riescano a fare vacanze del genere con lo stipendio dei preti che è discreto, ma di certo non può coprire questo tipo di viaggi. Un richiamo fraterno alla sobrietà, all’attenzione del momento difficile, ma soprattutto alla promessa di povertà fatta in occasione dell’ordinazione sacerdotale, penso che non sia proprio di troppo.
25.07.2014