L’ultimo Francesco

Qualche settimana fa ho scritto che stavo leggendo una particolare e strana vita di san Francesco. Due giovani fidanzati, in occasione del mio sessantesimo anniversario di sacerdozio, mi hanno regalato una vita di san Francesco, volume appena uscito.

Credo che con lo sviluppo e l’enorme presenza dei discepoli del santo in tutto il mondo, siano innumerevoli le vite di san Francesco. Ogni scrittore, pur rifacendosi ai dati storici – credo che già uno dei primi discepoli del Santo di Assisi abbia steso una biografia, quindi ci sono fonti dirette e sicure – mi pare che ogni biografo abbia “letto” la vita del poverello di Assisi da una angolatura particolare, da un lato perché condizionato dalla sua personale sensibilità e dall’altro perché non avrebbe alcun senso ripetere in maniera pedissequa ciò che altri hanno già scritto.

Io sono innamorato della spiritualità di questo santo, così fresca e solare, per cui ho letto più di una biografia e sempre con ammirazione e profitto interiore. Lo scoprire la nuova vita, “Il gioioso mendicante”, scritto da Louis De Wohl ed edita da Rizzoli (Bur), gennaio 2014, mi ha incuriosito quanto mai e mi ha spinto a dedicarvi più tempo di quanto non dedichi normalmente alla lettura. Il fatto poi che questi miei cari ragazzi mi abbiano fatto questo omaggio, mi ha portato a pensare che avessero già letto il volume ed, entusiasti, abbiano voluto rendere partecipe della “scoperta” anche il loro vecchio prete.

Penso però che le cose non siano andate così; molto probabilmente, come avviene quasi sempre, avranno detto al libraio: «Vogliamo fare un regalo ad un prete, che cosa ci suggerisce?». I librai, che spesso non sono tali, ma solamente commessi di libreria, suggeriscono al cliente un volume – magari recente, ma che è poco richiesto – perché non rimanga nei loro scaffali. Comunque sono contento di aver letto questo “romanzo” che inquadra un’epoca della quale l’autore ha colto soprattutto gli aspetti più legati alla mentalità del tempo, inserendo la vicenda esistenziale del giovane di Assisi con i fatti contorti di quel tempo ricco di comuni bellicosi, tempo delle crociate, delle beghe tra gli aspiranti alla nomina dell’imperatore del Sacro Impero, della Chiesa tutta intenta a riaffermare la sua autorità e soprattutto della vicenda esistenziale di un conte decaduto, tutto impegnato a riavere il ducato della sua famiglia con ogni mezzo lecito e meno lecito.

Praticamente il protagonista non risulta san Francesco, ma questo bellimbusto che si innamora di Chiara di Assisi, si mette al soldo di un monarca ambizioso, traffica con i turchi e, sempre per via del sognato ducato, viene infine messo alla porta con un calcio nel sedere dall’epigone meschino di Carlo Magno, fondatore del Sacro Romano Impero.

Col senno di poi, avrei forse fatto meglio a rubare tempo ai miei impegni quotidiani. Forse, per scusarmi, ho pensato di metterlo in conto delle vacanze estive, comunque l’immagine bella, splendida del Poverello che c’è dentro di me, non è stata affatto sciupata dal discorso lezioso e quasi frivolo di questo autore che si dimostra dotto, brillante e ottimo conoscitore del tempo e della mentalità della società di san Francesco.

20.07.2014

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