Premetto che non sono un fanatico dello sport, calcio compreso. Mi pare poi di avere mille ragioni per non esserlo, sulla prima delle quali penso agisca nel mio inconscio un’esperienza della mia adolescenza, per quanto non credo che sia quella determinante.
Io sono entrato in seminario dopo la prima media e questo ha fatto si che il mio parroco mi considerasse già una specie di curatino in miniatura, tanto che mi incaricava di seguire i ragazzini della parrocchia le domeniche pomeriggio perché non andassero al cinema a vedere “i film proibiti”. Dopo i vesperi andavo perciò nel campo sportivo del paese, che si trovava in un luogo isolato, per assistere quella piccola ciurma di ragazzi che a piedi scalzi giocavano al pallone. Fungevo un po’ “da arbitro”, ma soprattutto da vigilante perché non nascessero risse. Ricordo ancora la mia solitudine e la malinconia di adolescente nel passare i miei pomeriggi ad assistere a partite interminabili con quella banda di ragazzi indisciplinati e rissosi.
Per me il calcio è sempre rimasto legato a quella precoce “esperienza pastorale di cappellano” anzitempo. Diventato adulto penso di aver superato questo blocco presente nel mio subconscio, ma ad esso sono succeduti altri motivi di rifiuto di certo ancora più consistenti. Da sempre ho capito che chiamare giocatore chi gioca al calcio è voler assolutamente usare un termine improprio; potremmo più giustamente chiamare questi giocatori “giocolieri” o dei professionisti che fanno gli acrobati col pallone.
Comunque questo discorso del lessico è molto marginale, mi meraviglia e mi indigna invece che questo tipo di operaio, o impiegato, degli impianti sportivi abbia stipendi astronomici che non hanno nulla a che fare con quelli di qualsiasi altro operaio o impiegato. Perciò ritengo una delle piaghe della nostra società che un mestiere per nulla qualificato, e meno che meno utile, faccia percepire uno stipendio inimmaginabile per qualsiasi altro operaio.
E se non si potessero ridurre questi compensi pazzi non so per quale motivo, non capisco poi perché l’amministrazione statale, che è così efficiente nel tassare la povera gente, non tassi quegli stipendi del novanta o novantacinque per cento, in maniera che anche i calciatori possano percepire uno stipendio netto al massimo di quattro o cinquemila euro al mese. E sarebbero già tanti, perché qual è quell’artigiano, anche il più qualificato, che offre prestazioni assolutamente più utili alla società, che arrivi ad uno stipendio tale? Gli stipendi dei calciatori sono una ignominia, una ingiustizia patente ed un disordine sociale! Questo vale per tutti i giocatori del mondo, ma ancor più per quelli italiani.
Credo che mi resterà per molto tempo nella memoria il Balotelli nazionale, quasi smarrito ed intontito a centro campo con quella sua cresta colorata in testa da cappone spennato e disorientato, in mezzo agli avversari che si davano un gran daffare per far fare le valigie anzitempo alla nostra nazionale.
14.07.2014