Proprio ieri, in occasione di quella che ho reputato essere una mia giusta e doverosa reazione alla partigianeria, al malcostume e all’immoralità con le quali abbastanza frequentemente i giornalisti, anche della stampa cosiddetta indipendente, trattano le notizie, per non soffermarmi poi su quella “schierata”, che è ancora tanto peggio; proprio ieri, dicevo, raccontai che al mattino mi alzo presto e tento di mettermi a posto col buon Dio, recitando il breviario.
I cosiddetti “vicini” probabilmente hanno una qualche dimestichezza col breviario, perché in certe parrocchie più impegnate vi sono pur minuscoli gruppetti di fedeli che al mattino recitano “le lodi” e alla sera “i vesperi”, parti della preghiera ufficiale che la Chiesa richiede a tutti i sacerdoti; ma la gran parte dei cittadini ha ben poca dimestichezza con queste cose.
La recita del breviario ci viene dal mondo monastico, ora pressoché scomparso o comunque ridotto ai minimi termini. Questo mondo orante ritmava l’intera giornata, dal primo mattino con la recita del “mattutino”, alla sera avanzata con la recita della “compieta”. I preti in verità, a motivo dei tanti impegni, “massacrano” questa preghiera. Il breviario dovrebbe essere spalmato lungo l’intera giornata, mentre io, ad esempio, lo recito tutto di primo mattino chiedendo al mio angelo custode di mandare in cielo la mia preghiera nei giusti tempi fissati. Ci saranno pure dei preti più pii e tranquilli che pigliano la vita con calma e perciò osservano i tempi fissati, mentre io, soprattutto da quando ho sentito che soltanto il 15 per cento dei preti recita ancora il breviario, mi sento ancor più giustificato.
Confesso che il mio rapporto con questa preghiera ufficiale non è proprio idilliaco, come i santi preti dicono che debba essere, perché essendo essa costituita quasi tutta da salmi dell’Antico Testamento e da brani di padri della Chiesa dei secoli lontani, vi sono discorsi che non quadrano affatto con la mia sensibilità e penso pure col pensiero del buon Dio. Allora me la cavo chiedendo al Signore che colga la mia buona volontà piuttosto che certe richieste che questi salmi di quel popolo ebraico che si crede fin troppo eletto, mi “costringono” a dire.
Per fortuna ogni tanto mi imbatto in qualche pensiero che mi riempie l’animo di dolcezza o di speranza, per cui continuo la recita, però il mio cuore non cessa di assaporare questi bei messaggi o verità, tanto che come un musicista il mio animo continua a “fare variazioni sul tema”. L’altro ieri, ad esempio, ho incontrato una preghiera che mi ha sollecitato a domandare al Signore: «O Dio, fa germogliare i germi di bene che seminerò sui solchi delle ore di questo giorno». M’è parso di aver scoperto una perla preziosa! Tanto da sentirmi impegnato a spargere a larghe mani queste sementi di bene nel cuore delle persone che incontro sul mio cammino.
Per i mistici e gli asceti tutto ciò non sarà molto, ma per me questa scoperta è più che sufficiente per ripagarmi delle tante parole che ho detto a Dio senza quasi averci pensato e anzi ho pronunciato poco convinto.
15.06.2014