Non sono assolutamente certo, ma mi pare di ricordare che qualcuno abbia attribuito a Papa Francesco questa frase: “Cerca, nella tua giornata, di far felice almeno una persona”.
Questa formula mi ha particolarmente colpito perché normalmente gli educatori, gli asceti e i predicatori in genere sono più esigenti; chiedono infatti, o suggeriscono, atteggiamenti globali e scelte radicali, ossia l’essere cordiali, benevoli, comprensivi e solidali con tutte le persone che incontriamo sulla nostra strada.
Potrà essere formalmente giusto e auspicabile questo secondo suggerimento, però praticamente poco efficace perché ho l’impressione che chiedendo moltissimo si finisca per non ottenere nulla. Infatti il vecchio proverbio popolare afferma che “l’ottimo è nemico del bene” oppure “chi troppo vuole nulla stringe”. Questo discorso è pure avvallato anche dal passo del Vangelo in cui Gesù critica decisamente i farisei che imponevano “carichi” pesantissimi agli altri, mentre loro si guardavano bene dallo spostare un peso neppure con un dito.
Io sono entrato nel mondo degli scout da grande; infatti, essendo stato destinato ad una parrocchia ove c’era un gruppo scout, ho dovuto giustamente documentarmi sul metodo relativo, leggendo e partecipando a campi scout tesi a far apprendere non solo la teoria, ma pure la pratica della proposta pedagogica ideata da Baden Powell, Il metodo scout mi ha convinto, tanto da essermi impegnato per decine di anni in questo movimento ed essere ancora convinto che l’associazione scout ha presa tutt’oggi sui ragazzi e concorre in maniera efficace a passar loro valori umani, civili e religiosi.
Il metodo scout offre una prima proposta educativa per i bambini (lupetti), una per gli adolescenti (scout) ed una per i giovani (rover), ma si muove su un solo filo conduttore: educare al servizio del prossimo. Nella fase intermedia, quella degli adolescenti, il metodo propone la vita di gruppo: squadriglia; autonomia nelle difficoltà: il campo; la scoperta gioiosa della vita: l’avventura; e l’educazione al servizio mediante la cosiddetta “buona azione quotidiana”. Uno scout è tenuto ogni giorno a fare almeno una B.A. (buona azione).
A questo riguardo gente superficiale ha irriso il metodo presentando lo scout come il ragazzo che ad ogni costo vuol aiutare la vecchietta ad attraversare la strada. In realtà ho constatato che l’abitudine alla buona azione quotidiana crea una notevole disponibilità ad aiutare il prossimo.
Quindi, pur rimanendo vero che “non c’è nulla di nuovo sotto il sole”, il ribadire una verità – “far felice ogni giorno almeno una persona” – fa bene non solo ai ragazzi, ma rappresenta un’offerta di crescita personale anche per gli adulti. Con la pratica della buona azione quotidiana uno si “arricchisce” senza troppa fatica.
02.06.2014