Domenica scorsa, dopo la messa delle dieci, celebrata come al solito con un folto gruppo di fedeli, sono andato a votare nella scuola di Santa Maria Goretti, dov’era il mio seggio elettorale. Avendo 85 anni compiuti, sono quasi sessant’anni che vado a votare e perciò ho superato da un pezzo l’emozione che nei primi anni mi veniva dalla responsabilità che mi prendevo verso il Paese.
Domenica scorsa però provai un`emozione pari a quella delle mie prime votazioni perché per me la scelta è stata particolarmente impegnativa per due ragioni.
Primo: io sono figlio di mio padre che per motivi di ordine religioso sarebbe stato disposto a dare la vita per la Democrazia Cristiana. Ricordo una nottata passata con lui ad attaccare manifesti e ricordo pure un altro episodio che mio padre raccontava con estremo orgoglio: al tempo in cui comunisti e socialisti si sono presentati assieme alle elezioni sotto il simbolo di Garibaldi mio padre, assieme a “Cicca”, il fabbro del paese, ha passato una notte intera per costruire sopra la “casa del fascio”, che era diventata la “casa del popolo”, un marchingegno per cui, capovolgendo automaticamente la figura di Garibaldi, appariva la faccia truce di Stalin.
Per tutto questo mi ha turbato quanto mai segnare per la prima volta il tricolore del PD che, tutto sommato, proviene, per successione naturale, dal partito di Togliatti, Paglietta, Ingrao e compagnia cantante. Per un momento temetti che mio padre si rigirasse nella tomba venendo a conoscenza che il figlio prete tradiva i suoi ideali.
Seconda ragione: io, a motivo degli interventi di Sernagiotto a favore della Fondazione dei Centri don Vecchi, dovevo riconoscenza a questo assessore di Forza Italia, e votando per il PD, finivo per voltargli le spalle. Comunque l’amor patrio mi costrinse a segnare il partito di Renzi.
Alla televisione ho sentito una donna in politica dire che Renzi è “poco di sinistra” – e questo mi ha fatto piacere – soggiungendo poi che, a parer suo, poteva essere un “figlio naturale” di Berlusconi – e su questo non ero assolutamente d’accordo perché io sono straconvinto che il nostro Matteo nazionale, il piccolo “David” che ha sconfitto il “Golia” tracotante è invece un figlio legittimo di mamma DC, una madre della quale, specie ai tempi della sua giovinezza, gli italiani possono andar fieri e riconoscenti perché ha salvato il nostro Paese dalla miseria e dalla dittatura e gli ha dato dignità e progresso.
Comunque sulla scheda ho fatto un segno leggero perché non raggiungesse “i padri fondatori” del PD e ho detto un’Ave Maria per mio padre perché la Madonna lo rassicuri in cielo che nella sostanza gli sono rimasto fedele.
01.06.2014