Nozze d’oro

Sabato scorso ho celebrato le nozze d’oro di Franco e della “Cochi”. Quando sono arrivato nella chiesetta delle monache di clausura, dove doveva avvenire il rito, essa era già piena ed animata da conversazioni un po’ animate e per nulla sussurrate.

Un tempo il silenzio era sacro nelle chiese e doppiamente sacro nelle clausure, dove era lecito aspettarsi soltanto il lento salmodiare della monache dietro le grate. Ricordo che ai tempi della mia avventura di Radiocarpini ebbi l’idea di trasmettere le “lodi” e il “vespero” delle monache. Allora la comunità oltre via San Donà era piccola ma non solamente simbolica come ora. Penso che Mestre e le località raggiunte dalle onde della mia emittente scoprirono le suore e il loro modo di salmodiare attraverso la nostra radio. Qualcuno mi riferì che quello strano modo di pregare dava una sensazione di riposo per lo spirito, mentre altri lo ritenevano una nenia soporifera. Smisi abbastanza presto perché mi accorsi di offrire un “prodotto” abbastanza spurio e soprattutto troppo lontano dalla sensibilità degli uomini di oggi.

Sabato scorso il parlottare era notevole, ma non mi parve nulla di dissacratorio. I tempi, gli stili di vita e perfino il rapporto col sacro, sono notevolmente cambiati, e di molto!

Attesi qualche momento perché, come sempre, i giovani avevano dimenticato la chitarra. I canti con i quali hanno accompagnato la messa mi erano ben noti. Ho avuto l’impressione che il repertorio della parrocchia di Carpenedo non si sia aggiornato di molto, anche se sono passati quasi dieci anni dalla mia uscita.

L’Alda e Franco, ben agghindati, con mia sorpresa non mi apparvero per nulla i soliti due vecchietti alle soglie del Paradiso. Forse l’aver vissuto con loro l’ultimo mezzo secolo non mi ha dato la sensazione del fluire del tempo con le tracce relative. Mi sono sentito perfino più giovane anch’io, nonostante le mie 85 primavere sulle spalle.

I ricordi mi risucchiarono quasi subito. Rividi Franco non ancora adolescente, in pantaloncini corti, caposquadriglia a San Lorenzo. Erano tempi tristissimi per lo scoutismo allora a Mestre, ma poi assieme lo facemmo “esplodere” tanto che è diventato un magnifico albero grandioso e fiorito di gioventù.

Poi diedi uno sguardo alla Cochi: è rimasta la bella “ragazza” di un tempo, ritrosa, chiusa a riccio, ma con le idee chiare e il cuore caldo. Riandai subito col pensiero a “nonna Pina” e la sua nidiata di figli fatta soprattutto di ragazze belle nel volto e nel cuore.

Queste immagini che fluivano numerose ed intense nel cuore finirono per farmi commuovere come al solito e mi spinsero a dire pensieri forse un po’ troppo romantici per quell’uditorio nel quale i giovani erano assai ben rappresentati. Comunque fui felice che la mia “vecchia guardia” ci fosse ancora e capace di una testimonianza forte e decisa su tutti i fronti.

Ora che anche nel mondo religioso sono quasi di moda i baci e gli abbracci, li avrei abbracciati tutti perché ebbi la sensazione che la comunità cristiana è ancora viva e fiorente, ma supplii dando un bacio alla vecchia priora, testimone non solo dell’ultimo secolo ma pure dell’ultimo millennio.

27.05.2014

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