Ad Aquileia c’ero già stato almeno altre due volte, ma in tempi lontanissimi cosicché, quando il gruppo che al “don Vecchi” organizza la cultura, la ricreazione e il turismo mi ha informato che l’ultima gita-pellegrinaggio della stagione primaverile avrebbe avuto come meta Aquileia, ne fui particolarmente felice.
Il ricordo di quella antichissima basilica, dei resti del porto di quell’insediamento delle popolazioni venete, era abbastanza sfumato, anche se l’avevano un po’ ravvivato le immagini che la televisione ci ha offerto in occasione del grande sinodo per il ritorno alla freschezza ed autenticità della sorgente del cristianesimo dei veneti e per il rilancio di una nuova evangelizzazione della nostra gente.
Martedì 12 maggio partimmo con due autobus capaci di 110 posti gremiti fino all’ultimo seggiolino. Il viaggio, pur piuttosto lunghetto per le nostre uscite, non ci ha stancato più di tanto ed è trascorso velocemente in lieta conversazione. All’arrivo nel grande piazzale verde, ben curato, s’impose alla nostra attenzione la grande e maestosa basilica che ci apparve come qualcosa di sovrumana bellezza. Ebbi la stessa fortissima sensazione quando molti anni fa mi apparve, quasi improvvisamente, ergersi sul prato di un verde scuro la splendida basilica bianca e il battistero di Pisa.
Allora, di fronte alla sovrana armonia e bellezza di quel grande complesso architettonico, ebbi un’emozione che mi lasciò quasi senza respiro. Allora lo sentii come la preghiera profonda di un popolo ricco di fede. Ad Aquileia le pietre e le linee pacate ed armoniche del grande complesso sacro mi apparvero più calde, più in sintonia con i sentimenti pacati con cui le genti venete cantavano le lodi al nostro Dio. Il verde, pure ad Aquileia, forma una cornice quanto mai appropriata alla grande e maestosa basilica.
Una volta entrati in chiesa i nostri occhi furono pressoché incapaci di abbracciare tanta bellezza soave ed accogliente. Celebrai su un altare laterale e nell’omelia tentai con tutte le mie risorse di sottolineare l’importanza del credere, del comunicare con Dio, fonte di vita, di armonia e di amore. “Aquileia, dissi, rappresenta la sorgente ove esce pura e luminosa la fede dei Veneti” rifacendomi alla bella immagine di Silone che ha scritto che per scoprire, per cogliere l’importanza e il dono dell’acqua non si può aprire soltanto il rubinetto ma bisogna andare alla sorgente. Aquileia e la sua basilica rappresentano ancora una sorgente viva.
Però si smorzò un po’ il mio entusiasmo e la mia speranza venendo a sapere da una addetta al culto che il parroco di Aquileia cura quattro parrocchie e perdipiù insegna religione a scuola.
Poi il mio pensiero è andato all’ultimo grande sinodo di Aquileia, per riscoprire e rilanciare il messaggio cristiano.
Ho concluso che la Chiesa ha bisogno di qualcosa di più serio e sostanzioso dei “pannicelli caldi” del sinodo, quale una riforma radicale che apra il sacerdozio alle donne, agli uomini sposati e che coinvolga realmente tutti i fedeli.
Credo però che anche questo sia ancora poco.
26.05.2014