Tanti anni fa ho ascoltato un’appassionata conversazione di monsignor Pavone, che a quel tempo era l’assistente nazionale della San Vincenzo. Il tema della conferenza era pressappoco questo: “Il cristiano e il povero”.
Questo prete laureato in psicologia, o forse in psichiatria, si occupava, per scelta coerente, non solamente dei poveri ma, a suo dire, dei “poveri più poveri”, ossia dei tossicodipendenti che erano stati accolti in una comunità di recupero, che però, non essendo riusciti a fare “il cammino” proposto per la loro redenzione, erano scappati naufragando letteralmente nella droga, distruggendo non solo la loro dignità di uomini, ma pure le loro cellule cerebrali, motivo per cui avevano reso impossibile il loro recupero umano. Quindi si erano ridotti ad autentici “rifiuti umani” abbandonati sul ciglio della strada come i rifiuti di Palermo e di Napoli.
Ebbene questo prete, che per occuparsi di questi “rifiuti d’uomo” doveva avere non solo un grande cuore, ma anche una grande fede, ci ha offerto una lettura nuova ed autenticamente evangelica nella ricerca di conoscere e servire Gesù di Nazaret. Disse all’auditorio attento ma perplesso: Se vuoi incontrare, amare e seguire Gesù, non andarlo a cercare nelle opere d’arte che raffigurano il Cristo, nei libri di devozione, e nemmeno nelle nostre chiese, ma cercalo nascosto, ma autenticamente vivo, nella carne degli ultimi, dei perduti, dei rifiuti d’uomo. Là certamente e realmente potrai conoscere e seguire il MaestroŸ.
Ricordo pure il vescovo americano Fulton Sheen che in una sua omelia affermò, con una felicissima immagine: Sono sceso in strada ed ho visto Gesù in croce e sono corso per schiodarlo, ma Lui mi disse “Vedi tutti quegli uomini che sono pure in croce? Ebbene io non scenderò dalla mia croce se tu non ti darai da fare per far scendere pure loro”Ÿ.
Il Cristo vero non sta nelle immaginette, nelle opere d’arte e neppure nelle croci d’oro che le donne e i nostri vescovi portano appesi al collo, ma nell’uomo che soffre, che è stato crocifisso dalla ingordigia, dalla prepotenza umana, dalla superficialità, dalla tradizione pietistica o dalla nostra pretesa di incontrarlo ed amarlo in una immagine di comodo, fatta su nostra misura e a nostro gradimento.
Purtroppo abbiamo storpiato e sfigurato Gesù reale perché è troppo impegnativo vederlo, ascoltarlo e seguirlo, mentre è molto più comodo costruirci un surrogato.
“Don Spritz” nel suo volume “L’odore del gregge”, cita un certo autore, I. Descalzo, il quale afferma che “l’amore folle” che ha animato Gesù, deve sopportare tutt’oggi qualcosa di più atroce della morte stessa, cioè la tortura quotidiana di vedersi ridotto alla mediocrità, addolcito, edulcorato, mitigato, alleggerito, rimpicciolito, fatto noioso, compassionevole, insulso, reso facilmente digeribile perché non disturbi troppo, perché si adatti alle nostre misure e ai nostri calcoli.
Il “mio”, il “tuo” Gesù non possiamo ridurlo a questo fantoccio perché non turbi la nostra coscienza e ci permetta di fare i nostri comodi, perché questa contraffazione di Cristo non ci salva di certo!
21.05.2014