Questa mattina ho terminato di leggere “L’odore del gregge”, il volume uscito da poco del giovane prete padovano don Marco Pozza. Di questo prete, che ho incontrato per caso un paio di anni fa sullo schermo della televisione, ho parlato altre volte perché, per un certo verso, è un sacerdote “sui generis” dell’ultima generazione, con una mentalità, un linguaggio e un comportamento per me, educato alla vecchia maniera, del tutto particolare.
Non posso dirvi che sono stato “folgorato” dalla lettura della sua opera, comunque sono stato interessato a conoscere questo prete a motivo dell’età, perché nella nuova generazione sacerdotale vi sono parecchi giovani preti che sono più vicini, come mentalità, al primo millennio che al terzo in cui viviamo altri più vicini al quarto millennio. Comunque “don Spritz”, come l’hanno denominato i giovani, è l’espressione più autentica della mentalità, del comportamento e del linguaggio dei giovani del nostro tempo.
Faccio un rapido cenno alla sua biografia e alla sua personalità. Don Pozza è nato nel padovano nel 1979, ha quindi 35 anni. Mandato dal suo vescovo a Roma presso l’Università gregoriana a specializzarsi in teologia, una volta laureato è tornato a Padova, dove è stato incaricato di assistere i carcerati dell’istituto penitenziario patavino “I Due Palazzi”.
Da ciò che ho potuto capire questo prete ha una notevole presa sui giovani ed un enorme seguito nel sito internet che egli ha aperto e che cura attualmente. Dalla foto riportata nel suo volume è un bel ragazzo con due occhi vivacissimi e sorridenti.
Nel volume, che è uscito da poco, egli inquadra alcune delle principali parabole del Vangelo dandone una interpretazione quanto mai personale, usando una terminologia che certamente si rifà al linguaggio giovanile, tutta piena di iperbole ed espressioni tipiche del gergo dei nostri giovani. Conclude il volume con una confessione personale nei riguardi di Cristo intitolata “Vi racconto il mio Gesù”.
Ripeto: lo stile è tutto frizzante, spumeggiante, esagerato, tanto che leggendo mi riaffiorava alla memoria la scena delle folle di giovani che si dimenano, applaudono e si esaltano all’ascolto di certi cantanti che a me fanno pena e disgusto perché mi sembrano burattini vestiti da pagliacci che saltellano sul palco emettendo suoni striduli e irritanti.
Di certo “don Spritz” è in sintonia con un mondo che io non voglio rifiutare in maniera pregiudiziale, ma che comunque faccio estrema fatica a comprendere e ad accettare. Sono però felicissimo che il giovane collega conosca il linguaggio di questo “mondo nuovo” e sappia comunicare con esso offrendogli la parola di Gesù.
Confesso che ho fatto fatica a leggere fino in fondo questo testo coloratissimo di immagini che pur si rifanno al testo sacro e spero tanto che invece i nostri “ragazzi da discoteca” ed anche da sballo incontrino finalmente chi parla la loro lingua ed offra sbocchi positivi al loro vivere.
19.05.2014