“Moda” che non sfonda

Ormai da più di un anno ho ritenuto doveroso aderire ad una legittima richiesta di don Gianni, l’attuale parroco di Carpenedo il quale, rimasto solo in parrocchia, mi ha chiesto di celebrare una santa messa alla domenica nella mia vecchia chiesa nella quale ho celebrato per 35 anni di seguito.

Sia per la mia disponibilità di tempo, sia per una mia richiesta specifica, celebro alle ore 8 del mattino. A quell’ora ci sono pochi fedeli e per di più sono buone persone che si accontentano anche di un povero vecchio prete quale sono io.

Qualche domenica fa, uscendo di chiesa, incontrai una mia coinquilina del “don Vecchi” che, tutta elegante, stava salendo i gradini per entrare in chiesa per la messa successiva alla mia. Sapendo che normalmente va a messa a San Pietro Orseolo, la chiesa parrocchiale a due passi dal “don Vecchi”, mi venne spontaneo chiederle come mai era da quelle parti. Lei, con un sorriso amichevole e felice, mi disse: «La mia nipotina questa mattina fa le letture».

La messa dopo quella che celebro io è rimasta, come un tempo, la “messa del fanciullo”, ed è frequentata da una marea di bambini che animano la celebrazione a modo loro con canti ritmati, mani che si alzano al cielo, letture e preghiere dei fedeli a turno. La liturgia della messa dei bambini ha tutta una sua coreografia che, solo a pensarci, mi fa venire “la pelle d’oca” e mi fa struggere di nostalgia. Ricordo certe messe guidate da don Adriano e da don Gino, così belle, così vive e così affollate che dovevamo costringere gli adulti in fondo alla chiesa tanto era gremita di bambini: lupetti, scout, chierichetti, ecc. Non dimenticherò mai queste feste di fede!

Poi arrivò qualche cappellano “moderno” con il messaggio di non so quale teologo che di pastorale di certo non ne sapeva nulla, ad insegnarci che era sbagliato riservare una messa per i bambini perché loro dovevano partecipare con i genitori, ma soprattutto che il messaggio cristiano era destinato agli adulti (come Gesù non avesse mai detto: «Lasciate che i bambini vengano a me»), oppure a premere perché la prima comunione si facesse alle medie, come se San Pio X non avesse aperto le balaustre ai bambini. Resistetti, però un qualche impoverimento lo dovetti registrare.

Ora non so come vadano le cose nella mia vecchia chiesa e nelle altre parrocchie della città, però rimango ultraconvinto che il modo migliore ed infallibile per arrivare agli adulti è “possedere” i bambini.

A parte poi il fatto che gli adulti o i vecchi che da bambini han fatto esperienze religiose così entusiasmanti non le potranno mai dimenticare e sarà sempre facile riaprire rapporti di fede partendo da esse.

08.05.2014

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