Siamo seri con Dio!

Domenica scorsa la Chiesa ha celebrato la festa del “buon pastore” offrendo alla nostra riflessione la pagina dell’evangelista san Giovanni che tratta questo argomento.

Io per ben sessant’anni da prete ho fatto la predica su questo argomento e per quasi una ventina ho ascoltato quella fatta dagli altri. Non si può immaginare quanta sia la difficoltà di dire qualcosa di nuovo, ma soprattutto qualcosa che faccia presa sulla coscienza e determini gli ascoltatori a fidarsi di Cristo che si propone come guida sicura per le nostre vite.

Di primo acchito, quasi per istinto, riandai ai ricordi della mia infanzia, quando in questa occasione si festeggiava il parroco quale pastore della comunità cristiana. Immediatamente però ho capito che questa lettura della pagina evangelica è assolutamente riduttiva e soprattutto romantica. Volesse il Cielo che i parroci e i preti fossero immagine fedele e credibile di Cristo, unico ed insuperabile “pastore delle nostre anime”, che conduce gli uomini verso la “terra promessa” e li aiuta a vivere secondo i suoi insegnamenti!

Mi parve subito di dover dare per scontato che le soluzioni previste da Cristo sul senso della vita sono le più adeguate alle attese degli uomini di tutti i tempi, perché anche i non credenti mi pare diano per scontato che Cristo è un leader indiscusso, credibile ed insuperabile. Mi è parso invece che fosse opportuno condurre la riflessione su come “il gregge” e le singole “pecore” ascoltano, prestano fiducia e si lasciano condurre da questo pastore che ha affermato di conoscerci personalmente, di amarci fino a morire per la nostra salvezza e di condurci con sicurezza alla casa del Padre.

Ribadii con forza e con convinzione che ormai per abitudine siamo quanto mai facili a fare solenni promesse, ad emettere perentori atti di fede, ma che, a pensarci bene, nelle scelte concrete della vita siamo più inclini a fidarci delle nostre esperienze, di ciò che ci è più conveniente. Soprattutto ho affermato che dobbiamo essere più seri nei rapporti con Dio, e che è ora di finirla di fare bei discorsi, grandi promesse per poi comportarci senza tener troppo conto di ciò che ci dice.

Per tentare di incidere in maniera più convincente portai due esempi: quello di un prete americano, Leo Trese, che confessa in un suo libro che quando recitava il Padrenostro alle parole “sia fatta la Tua volontà” faceva fatica a continuare perché temeva che la volontà di Dio potesse essere diversa da quanto lui desiderava e non se la sentiva di prendere in giro anche Dio con una promessa che aveva grande paura di non mantenere.

Riferii pure il suggerimento del grande educatore che fu il fondatore degli scout che diceva ai suoi ragazzi: «Quando dovete decidere qualcosa, chiedetevi come la penserebbe Gesù, che cosa farebbe lui al vostro posto e poi comportatevi come pensate che lui si comporterebbe».

Mi è parso, dal silenzio con cui l’assemblea ha seguito il discorso, che almeno si sia posta il problema di non parlare a vanvera con Dio.

09.05.2014

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.