Io ho una forte propensione a cercare e a scoprire la presenza e il volto di Dio all’interno del meraviglioso progetto del nostro mondo che l’Altissimo ha predisposto fin dall’eternità, piuttosto che nella rivelazione dei mistici o nei miracoli che avvengono qua e là. Mi è molto più facile inebriarmi della manifestazione dell’Autore della vita nel volto di un uccello, nella bellezza anche del più umile dei fiori, negli occhi incantati di un bambino o nel volto soave di una donna che nel racconto del più mirabolante dei miracoli compiuti da sant’Antonio o da santa Rita.
Qualcuno può legittimamente chiedersi come mai tutto questo, quando ogni anno decine di milioni di persone vanno a cercare di veder di ottenere miracoli presso la Basilica del Santo o al Santuario di Padre Pio, a Pompei, a Lourdes o, da vent’anni, a Medjugorje. Io di certo non pretendo che gli altri la pensino come me, però credo che quello che Dio ha creato sia tutto così meraviglioso che non sento assolutamente il bisogno di ulteriori rivelazioni o miracoli: essi sono già nel Creato!
Mi ha convinto e ho fatto mia l’affermazione del famosissimo entomologo Faber: «Io non ho bisogno di credere in Dio, perché lo vedo già in ciò che lui ha creato» Qualcuno potrà aggiungere: “E come la mettiamo con tutti i miracoli che si raccontano nella storia della Chiesa?” Io sono propenso a pensare che ogni momento della storia ha una sua peculiarità nell’interpretare le “meraviglie di Dio”. Penso che lo stesso Signore ha delegato la scienza a manifestare l’amore che Egli ha nei riguardi delle sue creature avvalendosi delle leggi che Lui ha fatto fin dall’eternità e che sono veramente prodigiose.
Per anni sono stato fortemente perplesso sulla Resurrezione di Gesù perché “i conti” davvero non tornano: la Maddalena, che amava certamente Gesù, che lo scambia per un ortolano, i discepoli di Emmaus, che pur l’avevano conosciuto e sentito parlare, che non lo riconoscono di primo acchito, le donne che pensano che l’abbiano portato via, Tommaso che dubita e non crede ai suoi amici, gli stessi apostoli che rimangono perplessi e perfino spaventati della sua presenza, ed altro ancora.
Nel lontano passato avevo sempre pensato al Risorto nei termini con i quali i pittori gli avevano dato volto e sembianze, cioè una persona sfolgorante di luce e d’incanto. Ora sono più propenso a ritenere che pure gli apostoli abbiano riconosciuto la sua presenza nell’avverarsi di ciò che lui aveva detto, nell’interpretare positivamente la vita e le persone, nel riconoscere negli uomini migliori il suo tratto e negli eventi positivi della storia quelle tessere diverse per forma e colore che però, coniugate ad una ad una, offrono il volto vivo e meraviglioso del Figlio di Dio ancora oggi presente nel nostro mondo ad annunciare la salvezza.
La mia ricerca procede talvolta con difficoltà e dubbi, mi pare però che non tolga nulla al portento di Dio, anzi lo coniughi in maniera più armoniosa e credibile alla sensibilità degli uomini del nostro secolo.
11.05.2014