Un brutto rischio

Non so fin quando terrà banco sulla stampa l'”insurrezione del Veneto”, perché dipenderà soprattutto dall’uscita di qualche altra notizia eclatante affacciata alla ribalta dell’opinione pubblica, ma ciò non è prevedibile. Comunque penso che ben difficilmente si potrà scrivere di più di quanto si è scritto, sia come cronaca sul movimento “armato” che si riproponeva di riconquistare Venezia dal “giogo italiano”, sia come analisi del fenomeno sociale dei Veneti. Non sarò io, povero autorello, a poter aggiungere qualcosa di nuovo e di interessante.

Domenica scorsa ho seguito la “reazione” del popolo veneto alla carcerazione dei cospiratori; in verità a me pare sia stata una manifestazione ben ridotta e soprattutto composta da politici che puntano all’elezione appoggiandosi su questo spazio politico e dai soliti esaltati che si lasciano facilmente manovrare dai furbi di turno.

In questa occasione mi pare che vi sia da fare un’osservazione su qualcosa di cui non s’è detto abbastanza, ossia la mancanza di humour da parte dei magistrati inquirenti. Da sempre ho notato che i magistrati sono fin troppo “sussiegosi” per l’alto compito che in realtà è loro affidato dal popolo e perciò arrischiano di perdere il senso del ridicolo. L’intervento a dir poco fragoroso nei confronti dei “cospiratori veneti” costituisce un esempio lampante di questo limite dei magistrati. Anche uno sprovveduto avrebbe capito che l’impresa militare già fallita qualche anno fa non è nulla più di una farsa da teatro di parrocchia e perciò si poteva riderci sopra mandando qualche cronista per aggiornare l’opinione pubblica su questo evento.

Una seconda osservazione: mi pare che i magistrati talora manchino non solo del senso di humour, che quasi sempre risolve come una punta di spillo le bolle di sapone, ma pure spesso sono carenti del senso dell’economia. In questa occasione mi sono domandato ancora una volta quanto è costata questa operazione e quanto costerà portare a termine il relativo processo. Il fatto che i magistrati siano notoriamente una delle categorie fra le più pagate, probabilmente fa perder loro il senso del denaro. Se si fosse trattato di un pericolo per l’Italia, o di prevenire una guerra civile, capirei i mesi di intercettazioni e l’impiego dei carabinieri, ma per una mascherata di poveri allocchi credo che non si giustifichi un esborso di denaro che immagino ben consistente.

Detto questo, rimane il fatto più importante e non risolto dai magistrati: quello del disagio sociale della nostra gente, laboriosa e supertassata, disagio che un nostro detto popolare, “bechi e bastonai”, traduce fin troppo bene.

10.04.2014

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