Ho già scritto della mia contentezza perché la diocesi, tramite la Caritas, ha realizzato a Marghera una mensa ed un dormitorio per una quarantina di persone in grave disagio economico.
Un prete che da una vita ha sognato “una Chiesa povera per i poveri” e che ha speso ogni sua risorsa per mettere almeno qualche piccola pietra per realizzare questo progetto da Vangelo come potrebbe e dovrebbe non essere contento che altri fratelli di fede sono riusciti a metterne anche loro qualcuna?
Già mezzo secolo fa con monsignor Vecchi abbiamo avvertito questo grave problema per Mestre ed abbiamo dato vita al “Ristoro” di Ca’ Letizia che in questo lasso di tempo ha preparato la cena e la prima colazione a decine e decine di migliaia di poveri. A Ca’ Letizia si è aggiunta da tempo la mensa dei frati e quella di Altobello che, in maniera autonoma ed in silenzio, hanno fatto altrettanto e forse più della mia San Vincenzo. Però questi punti di ristoro in questo momento di grave crisi economica, nonostante la “Bottega solidale” di Carpenedo, il “Banco alimentare” del “don Vecchi”, che offre ogni settimana generi alimentari a più di tremila poveri, ed ora lo “Spaccio solidale” che in un mese e mezzo dalla sua apertura ha aiutato più di duemilacinquecento bisognosi, c’è spazio, e molto, per altri interventi. Ben venga quindi la “mensa-dormitorio” di Marghera.
Alcune settimane fa ho fatto qualche rilievo su alcune modalità marginali di questa apertura che è avvenuta nonostante continui rinvii. Mi è parso che si sia suonata un po’ troppo la tromba e fatti rullare eccessivamente i tamburi della stampa con annunci che sono stati poi smentiti purtroppo dalle difficoltà incontrate.
Il fatto poi di aver invitato il vice-papa per un’apertura precoce e formale, m’è parso un po’ eccessivo. Infatti, ancora una volta, si è verificato che “la montagna ha partorito un topolino”. Comunque è ben vero che è bene quello che finisce bene. Purtroppo è stato un po’ amaro e deludente che la parziale apertura della mensa con la fornitura della cena da parte del catering Serenissima Ristorazione, nonostante la presenza del Patriarca e di venti camerieri, sia andata deserta per l’assoluta mancanza di commensali. Tanto che, come avvenne per la parabola evangelica degli invitati a nozze, fu giocoforza andare ad invitare “i poveri ai crocicchi delle strade”.
Quello poi che mi ha turbato un po’ e fatto pensare, è che tre, quattro persone che probabilmente lavorano presso strutture solidali preesistenti alla mensa di Marghera, siano venuti a portarmi i ritagli del Gazzettino e della Nuova Venezia parlandomi del flop dell’iniziativa della Caritas. Sinceramente io sono spiaciuto dei contrattempi e del faticoso avvio di questa iniziativa benefica. Però confesso che ho pensato che simile comportamento denunci un certo disagio da parte dei volontari che da anni offrono il loro servizio in strutture ben più consistenti ed efficienti, mentre hanno la sensazione di essere considerati volontari di serie B nella Chiesa di Venezia perché sono autonomi e camminano con le loro gambe.
08.04.2014