Don Spritz

Qualche mese fa mi sono imbattuto in una trasmissione televisiva, non so più in quale canale, su due religiosi particolari. La prima era una giovane suora che aveva avuto un passato da protagonista in discoteca, ed una volta “convertita” e fattasi suora, continuava a cantare le lodi del Signore danzando come fanno le ragazze nelle missioni d’Africa o dell’America del sud. Ho visto qualche carrellata di queste “preci” particolari e vi confesso che non mi è dispiaciuta. Non solo non aveva nulla di irriverente, anzi, nelle movenze tipicamente femminili di un corpo bello e armonioso si avvertiva veramente la preghiera di lode all’onnipotente e sommo Signore. Di certo non assomigliava a Santa Brigida o santa Cunegonda, però mi è parsa più autentica e più comprensibile.

Il secondo era un giovane prete padovano, anticonformista all’ennesima potenza, che incantava i giovani nel posto dove loro sono, cioè al bar. Per questo, non so se i vecchi preti o i giovani, gli hanno affibbiato l’appellativo di “don Spritz”. Avevo tentato di seguire la vicenda di questo giovane prete, apprendendo che il vescovo di Padova lo aveva mandato a Roma a studiare e ho pensato che avesse evitato di mandarlo a Barbiana, come don Milani – perché avrebbe arrischiato di grosso – e l’avesse invece come “esiliato” in un’università tenuta dai gesuiti. Poi venni a sapere che, ritornato da Roma, l’aveva assegnato a fare l’assistente nel carcere cittadino dei “Due Palazzi”, un carcere ove si scontano anche gli ergastoli, un luogo quindi ancora “più sicuro”.

Poi persi di vista questo prete particolare, don Marco Pozza conosciuto come “don Spritz”. Ma qualche giorno fa ho scoperto su “Avvenire”, il quotidiano dei cattolici italiani, una breve recensione di un suo volume uscito qualche settimana fa. Ritagliai il foglio, chiesi a suor Teresa di comperarmelo perché io sono “imbranato” per queste cose e lei, com’è suo costume, trovò più comodo e conveniente fare una confidenza ad un amico comune e il giorno dopo arrivò, come dono di compleanno, il volume.

Il titolo sa di Papa Francesco: “L’odore del gregge” però sa decisamente anche del suo giovane autore. Il sottotitolo mi è un po’ più misterioso “Squarci di misericordia sul far della sera”.

Aperta la prima pagina ho letto la dedica che inquadra in maniera lucida questo prete anticonformista, ma che ama pazzamente Dio e l’uomo, suo capolavoro. La dedica dice così: “A chi sbaglia, a chi ha sbagliato e a chi sbaglierà”. Non c’è male come introduzione! Il volume ha un’impostazione d’avanguardia, il testo è impreziosito da splendide foto, talora romantiche talora di estrema novità e sorpresa.

Ho cominciato la lettura con avidità. L’autore è un uomo che sa adoperare la parola come un rasoio e sa inserire la vita e le sue esperienze di Vangelo con estrema abilità e competenza. Spero che da questa lettura sbocci nel mio cuore come un bel fiore di questa incipiente primavera.

27.03.2014

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