Non so più dove mettere i libri su Papa Francesco. Di amici e conoscenti per grazia di Dio credo di averne veramente tanti, penso che a Mestre ci siano tante persone che mi conoscono, mi stimano e mi vogliono bene, anche se sono infinitamente più loro che conoscono me, che io loro.
Quando qualcuno di loro sente il bisogno di esprimermi riconoscenza o simpatia, va in libreria per regalarmi un volume, sapendo che io leggo molto volentieri e poi confido nei miei scritti le reazioni su quanto vado leggendo.
Immagino facilmente la scena: «Vorrei fare un regalo ad un prete, che cosa mi consiglia?», chiedono al libraio. E lui, questo signore che, tutto sommato, pur essendo un uomo di cultura, rimane infine un commerciante, va su quello che lui ritiene più sicuro, gli presenta l’ultimo volume su Papa Francesco.
Io in verità ho anche altri interessi, oltre quello di conoscere la vita e il pensiero del nostro Papa, che pur ritengo il più bel dono che Dio ha fatto alla Chiesa e al mondo in questo ultimo secolo. Comunque il dono rimane tale, indipendentemente dal prezzo e dal contenuto.
Penso, senza esagerare, di avere ormai più di una dozzina di libri sul nostro Papa. Mi ci vorranno alcuni anni per leggerli tutti. Oltre ai volumi, gli amici più vicini si permettono, per via della confidenza, di farmi anche dei “doni minori”, portandomi riviste e giornali sullo stesso argomento. Spesso li sfoglio velocemente e leggo qua e là, trovando sempre sorprese quanto mai interessanti. Mi incanta la franchezza, la libertà e la schiettezza di questo Papa che sta letteralmente smontando una impalcatura vecchia e piena di tarli che pretendeva di custodire il sacro e i suoi presunti portatori.
Qualche giorno fa il Papa ha incontrato i preti di Roma, la sua diocesi, ed ha fatto loro un discorso a braccio veramente toccante. Nella pagina de “L’Osservatore Romano” in cui ho letto il discorso, ho scoperto una “perla” che mi ha inizialmente stupito, ma poi ne ho colto anche la verità e la ricchezza di contenuto. Rivolgendosi ai convenuti, ha affermato: «I preti d’Italia sono bravi, sono bravi! Io credo che se l’Italia è ancora tanto forte non è tanto per noi vescovi, ma per i parroci, per i preti! E’ vero, questo è vero! Non è un po’ di incenso per confortarvi, io la sento così!» Poi ha concluso il discorso nel suo stile inimitabile di umiltà e di umanità: «Grazie tante dell’ascolto e di essere venuti qui».
Ci ho pensato sopra. E come non ci si può pensar sopra ad un discorso del genere, quando da secoli siamo abituati al “Palazzo”, all’eccellenza, all’ossequio comunque, ai vestimenti un po’ stravaganti per foggia e colore, ma soprattutto ad un’autorità indiscussa, ad un’obbedienza spesso acritica e non responsabile!?
L’umanizzazione di queste “categorie” della Chiesa è di certo non l’ultimo dei problemi del nostro tempo. Anche se, con tutta franchezza, dobbiamo dire che vi sono nel nostro Paese dei vescovi santi e intelligenti, comunque anche a questa categoria credo che la “primavera” di Papa Francesco abbia qualcosa da offrire di vero e di opportuno.
26.03.2014