In trasferta

La scorsa settimana l’ho dedicata a quella che una tradizione ormai secolare ha chiamato comunemente “la benedizione delle case”. In questo caso si è trattato dei 64 appartamentini del “don Vecchi” di Campalto.

Essendo il parroco di Campalto solo, come ormai quasi tutti i parroci della nostra diocesi, ho capito che non avrebbe potuto dedicare un po’ del suo tempo ai nostri anziani. Avendo poi la convinzione che la proposta religiosa passa soprattutto attraverso l’incontro personale, nonostante qualche difficoltà dovuta alla mia età e ad altri impegni, ho ritenuto giusto, anzi doveroso, incontrarmi con ognuno di loro per conoscerli personalmente, per pregare assieme il buon Dio perché conceda ad ognuno tempi sereni e per suggerire loro che la fede va alimentata con la pratica religiosa.

Confesso che sono felice d’aver fatto questa scelta. Per prima cosa ho potuto constatare che averli accolti in questa struttura protetta è stata una vera benedizione perché per molti di loro ha significato una vera “salvezza” da situazioni esistenziali veramente disastrose, e mi sono rassicurato così che l’essermi impegnato a dar vita a questa struttura è stato un vero atto di carità cristiana e, come tale, essi l’hanno inteso. Per me non è proprio poco constatare che la mia scelta è stata veramente in linea col messaggio di Gesù e soprattutto con il comandamento della carità.

Spesso qualcuno, anche dei preti miei colleghi – non so bene per quali motivi – ha trovato da dissentire e da criticare quanto io ho ritenuto giusto fare, mettendomi in crisi sulla validità di questa mia scelta.

Inoltre ho avuto modo di constatare quale disastro umano sta determinando il venir meno della stabilità della famiglia così com’era concepita da noi cristiani. Lo spirito radicale e libertario non solamente ha scardinato uno dei punti di forza della nostra società, la famiglia, ma ha portato pure a delle situazioni economiche veramente gravi per cui famiglie che vivevano discretamente si sono ridotte quasi alla miseria.

Infine ho potuto cogliere una messe di calda ed affettuosa riconoscenza, cosa che mi ha commosso e ripagato in maniera sovrabbondante dei sacrifici e delle preoccupazioni che ho dovuto affrontare per realizzare questo progetto di offrire una risposta alle situazioni di disagio di molti anziani.

Ripeto quello che ho affermato la scorsa settimana: che Gesù è, come sempre, di parola ed ogni atto di solidarietà lo ricambia col “centuplo e la vita eterna”.

24.03.2014

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