Domenica scorsa la liturgia ci ha offerto per la riflessione domenicale della comunità, la pagina del Vangelo che racconta la trasfigurazione di Gesù sul Monte Tabor.
Per innumerevoli anni della mia vita, sulla scorta della tradizione e dell’educazione religiosa ricevuta, ho ritenuto che la trasfigurazione fosse uno dei tanti miracoli di Gesù per dimostrare la sua natura divina. Ora non ne sono più convinto, ossia penso ancora che quel fatto sia un “miracolo”, perché di qualcosa di grande e di bello si tratta, ma di un “miracolo” però che sia alla portata di tutti poterlo perseguire.
Nel cammino spirituale che sto facendo ho sempre meno bisogno di miracoli, anzi quasi mi disturbano piuttosto che aiutarmi perché sono sempre più convinto che Gesù sia venuto tra noi soprattutto per aiutarci ad inserirci nel meraviglioso progetto di Dio, perché possiamo coglierne il più possibile la magnifica ricchezza che esso rappresenta.
Un tempo ho letto delle dotte disquisizioni teologiche sulla trasfigurazione. Ad esempio il Signore potrebbe aver impressionato solamente la retina degli occhi dei tre apostoli, in modo che solo loro potessero vedere mentre niente sarebbe stato visibile e udibile da altri possibili spettatori. Altri obiettavano invece che il Signore aveva presentato realmente “suo Figlio” in una luce folgorante e che realmente risuonarono nel silenzio della montagna le Sue parole: “Questo è il Figlio che io riconosco come il figlio modello, ascoltatelo e seguitelo!”.
Ora penso che tutta questa erudizione sia perfettamente superflua ed inconsistente. Perché questo fenomeno di “vedere” con occhi nuovi la realtà che ci è familiare e coglierne “il valore aggiunto” è un fenomeno che può accadere a tutti se niente niente si è un po’ meno distratti e superficiali e più attenti a cogliere la ricchezza che è nascosta sotto “la scorza” e l’involucro.
Domenica alla mia gente portai un esempio: ricevere un mazzo di fiori è certamente qualcosa di gradevole perché i fiori offrono armonia, bellezza e profumo, ma se io riesco a percepire che quei fiori hanno in sé il messaggio di una persona che ti vuol bene, quei fiori diventano mille volte più preziosi e più belli.
Ho ripetuto ancora una volta che solamente i poeti, gli innamorati e i santi sanno cogliere il meglio della vita. Per questo è veramente necessario che diventiamo “uomini nuovi” e non ci accontentiamo più di ridurci a macchine fotografiche che registrano solamente “l’involucro” o peggio la scorza delle persone e degli eventi.
Conclusi dicendo che se ci fossimo sforzati di vivere in questo atteggiamento l’Eucaristia, anche noi avremmo potuto vedere e sentire Cristo in tutto il suo fulgore perché capace di aprirci gli occhi e il cuore alle “meraviglie” di Dio.
22.03.2014