“Il Messia?”

Seguo con interesse, curiosità e preoccupazione le vicende di Matteo Renzi, il ragazzo che lo scoutismo ha regalato alla politica e soprattutto al nostro Paese.

Io, che per moltissimi anni ho fatto l’educatore scout, ho tentato di passare alle centinaia di ragazzi tra i dieci e i vent’anni che ho incontrati sulla mia strada, questa verità: ai piccoli, che la vita è un bel gioco, e ai grandi che essa è una bella avventura che ognuno deve vivere stando “al timone della sua barca” tentando di servire i fratelli. A Matteo Renzi, ora Capo del Governo del nostro Paese in uno dei momenti più critici e cruciali della sua storia, i suoi “capi” hanno insegnato le stesse cose e lui stesso l’ha fatto da adulto ai ragazzi del suo “reparto” e del suo “clan”.

E’ vero che pure all’interno di questa cornice ognuno traduce il messaggio attraverso la sua personalità specifica. Renzi è un fiorentino, ha perciò la battuta facile e tagliente ed ho la sensazione che sia, di natura sua, talvolta un po’ sbruffoncello e talaltra temerario, perciò sia portato ad offrire il suo “servizio” nel contesto di questo tipo di personalità.

Ora mezza Italia lo sta aspettando al varco per vedere cosa realmente sa fare. Temo però che troppa gente pretenda che lui sia un nuovo Messia che con la bacchetta magica risolva i malanni ormai atavici del nostro Paese. Monsignor Da Villa, che fu un mio parroco quanto mai saggio ed intelligente, quando nel passato anch’io pretendevo dal mio vescovo qualcosa di simile, mi diceva: «Guarda, Armando, che neppure il Messia, Figlio di Dio, ha messo a posto completamente il mondo perché, quando poco più che trentenne qualcuno, infastidito dal suo messaggio radicale, ha tentato di metterlo a tacere per sempre, neppure Lui aveva portato a termine la sua “riforma”».

Pretendere che Renzi faccia un “miracolo”, cambi l’Italia è, più che una illusione, una assoluta stoltezza. Il nostro Paese ha bisogno di una nuova mentalità, una nuova cultura, un nuovo stile di vita. Per arrivare a questo occorrono decenni e decenni e soprattutto che, se non tutti, almeno molti remino dalla stessa parte. Io sarei contento se Matteo Renzi riaccendesse almeno una speranza, offrisse il suo piccolo apporto, facesse sognare che è possibile almeno sperare.

Un paio di settimane fa mi pare di aver sentito in una trasmissione televisiva che per il Parlamento, per il Senato e per il Quirinale “lavorano” milleottocento dipendenti, che il Presidente della Repubblica ci costa più della Regina d’Inghilterra e del Presidente degli Stati Uniti d’America e che in Parlamento sono ricomparsi “i franchi tiratori”. Solamente per risolvere questo ci vorrà almeno un secolo, per non parlare d’altro!

Sarò riconoscente a Renzi e ad ogni altro che tenterà di raddrizzare le gambe dell’Italia, anche se riuscirà a farle fare in avanti soltanto un passo da formica.

21.03.2014

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