Il sigaro e la vita

Ho scritto, come presentazione al nostro mensile “Sole sul nuovo giorno”, che sono appassionato “delle pagine che certi autori ci offrono nei loro scritti, pagine mai incolori o banali, ma turgide di poesia, di pathos, di verità, discorsi brevi ed incisivi che contengono in poche righe quello che talvolta è annacquato in tante pagine di giornale, perché chi le ha vergate è sempre un testimone o un profeta che scrive col cuore di artista, di santo e di innamorato della vita, del Creato e soprattutto dell’uomo”.

Da questa passione è nato il mensile che sta incontrando sempre più il favore dei nostri concittadini; infatti dopo un paio di giorni dal momento della distribuzione, è già sempre esaurito. Abbiamo tutti il bisogno di andare alla sorgente ove l’acqua sgorga fresca e limpida, come dice Ignazio Silone, il “socialista senza partito e il cristiano senza chiesa”, ma pure appassionato raccoglitore di quelle “perle” ancora più preziose che, pur di piccole dimensioni, brillano di una luce intensa e pura.

Sono abbonato, ormai da molti anni, al quindicinale delle edizioni paoline “Se vuoi”, un periodico che affronta tematiche che si rifanno alle scelte di vita. Confesso che mi riabbono ogni anno soprattutto perché questo opuscolo, in margine agli articoli, riporta delle frasi, delle massime o delle sentenze di autori molto spesso assai celebri che con una battuta offrono il contenuto di un volume.

Qualche giorno fa mi sono imbattuto in questa frase del grande scrittore convertitosi da adulto al cattolicesimo: “Dovrei dire grazie a chi mi ha regalato un sigaro o un paio di pantofole e non a chi ha dato la vita e il Creato?” Questo pensiero, nella cornice dolcissima e nella delicata atmosfera di questa incipiente primavera che è sbocciata quasi improvvisamente dopo mesi di cielo cupo e piovoso, mi ha letteralmente incantato. Sono andato a prendere il cantico di san Francesco d’Assisi, me lo sono letto e riletto, cogliendone tutta la poesia e la fede appassionata nel Signore, quasi imitando Chopin nelle sue variazioni infinite su un tema musicale per spremerne tutta la dolcezza e l’incanto.

Ho sentito il bisogno di uscire dalla stanza per assaporare la poesia delle gemme del salice piangente che, veloce e per primo, ha messo la sua bellissima veste di color verde tenue, per incantarmi di fronte alle piccole margherite bianche che mi son parse stelle luminose nel cielo verde del prato. Mi sono riempito gli occhi della mimosa tutta in fiore, del leggero velo celeste che fa da sfondo ai fiori del prato, per spiare le piccole gemme che stanno spuntando su ogni ramo, assaporare il tepore del sole luminoso, la regalità del ficus, per respirare a pieni polmoni la primavera.

Poi ho detto: «Grazie, grazie Signore, per avermi donato ancora una volta questa stagione meravigliosa, nonostante tu l’avessi già fatto per ben ottantaquattro volte di seguito.

16.03.2014

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