Il diario

L’espediente del diario per dialogare con i fedeli e i concittadini non è certamente una mia invenzione. Questa forma letteraria è antica quanto il mondo; essa ti dà modo di riflettere sul quotidiano, dare una interpretazione su ciò che accade nella società in cui vivi, lanciare dei messaggi e soprattutto passare dei valori che ritieni validi per te e per i fratelli.

Io ho cominciato più di una trentina di anni fa, perché sentivo il bisogno di parlare di quello che mi interessa ed offrire un parere anche a chi non viene in chiesa. Legare poi le tue riflessioni e le tue proposte a qualcosa di concreto, di conosciuto a chi scrive e a chi legge, stuzzica sempre la curiosità.

Sono convinto che le fortune de “L’Incontro” rimarrebbero incomprensibili e misteriose al di fuori di questa lettura. Io poi ho una scarsa cultura ed un’intelligenza mediocre, quindi il riflettere pubblicamente, in maniera semiseria, su ciò che riguarda la vita, mi facilita il compito di proporre i valori in cui credo, senza dover battere le strade monotone e barbose della predica o quelle, per me troppo ardue, del “saggio” o di una “critica” seria e documentata.

Di certo incontro molte difficoltà, un po’ per il mio limite, un po’ perché non mi è sempre facile individuare argomenti appetibili e più di un po’ per la mia veneranda età che mi ripete sempre più di frequente “don Armando è ora di smettere!”. Per adesso mi sono posto il limite al 31 dicembre 2014. Il guaio è però che anche all’inizio dell’anno scorso mi ero posto un limite ed io, pur affaticato e preoccupato, ho fatto l’orecchio da mercante pensando, o illudendomi, che questo è quello che ancora posso fare per “il Regno” e per i miei fratelli.

In questi giorni, a questi morsi della coscienza si sono aggiunti altri due motivi assai significativi. Mia sorella Rachele, che mi aveva chiesto qualcosa da leggere, mi ha riportato il volume del prete ravennate don Francesco Fuschini, “L’ultimo anarchico”, diario di un parroco “di Valle”. Questo libro io l’ho letto una decina di anni fa, ma ritrovandomelo tra le mani l’ho sfogliato qua e là. Questo sì che è un diario con i fiocchi!

Don Fuschini, morto assai anziano una decina di anni fa, ha fatto il prete in una terra repubblicana, anarchica, mangiapreti ed atea. E’ un vero letterato, ha uno stile arguto, intelligente, è capace, come un vero artista, di fare il quadro di ogni situazione con quattro pennellate sicure e di effetto. Questo sì che è un “diario”!, altro che il mio sbrodoloso, scontato e pedante. Il secondo diario, letto anche quello tanto tempo fa, è di Etty Hillesum, l’ebrea olandese finita in un lager nazista. Questa intellettuale, ebrea di razza ma non credente, ritrova la fede, l’amore per il prossimo pur in quell’inferno che ha ingoiato sei milioni di ebrei e che ha rappresentato nel novecento le tenebre dell’umanità, scrive delle pagine sublimi, soffuse di speranza in un tempo in cui c’era spazio solamente per la disperazione.

Cari amici, sono io per primo a consigliarmi di metter in un canto “L’Incontro” per leggere qualcosa che possa donare sapienza e bellezza.

18.02.2014

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