Cominciamo con la “promozione”

Siamo alle solite! Le associazioni di solidarietà sono purtroppo, come scrissi già, un piccolo arcipelago di isolette abbastanza minute e non intercomunicanti. Motivo per cui nessuna di loro ha la forza di creare opinione pubblica e, meno che meno, cultura.

A Mestre, ma non solo, manca un governo che coordini e che sia in grado di parlare ed agire a nome di quel numero abbastanza consistente di associazioni e soprattutto del numero significativo di concittadini che si dedicano alla solidarietà. Anche il nostro “Polo solidale” del “don Vecchi”, pur costituito da tre associazioni e da una Fondazione che dispongono di strutture valide ed efficienti e soprattutto di più di 250 volontari, e pur potendo fruire come portavoce de “L’Incontro” e della benevola simpatia dei due quotidiani della città, “Il Gazzettino” e “La Nuova Venezia” e del settimanale “Gente Veneta”, non hanno ancora la forza di promuovere una campagna di stampa per boicottare i supermercati, i negozi e i centri di cottura che si dimostrano ancora assolutamente insensibili a qualsiasi forma di solidarietà, preferendo buttare nella pattumiera o riciclare clandestinamente i loro prodotti alimentari che legalmente non sono più commerciabili, piuttosto che metterli a disposizione di chi, in questo momento di crisi, versa in gravi condizioni di disagio.

Non riuscendo a contare sulla pubblica amministrazione, né su altri enti autorevoli, né sulla sinergia delle parrocchie, la “pressione” risulta ancora troppo debole per promuovere un serio boicottaggio verso chi pensa solo egoisticamente al suo vantaggio economico.

Potendo constatare ora il volume enorme di generi alimentari in scadenza che ci vengono forniti ad esempio dall’ipermercato Despar di Mestre e dai supermercati Cadoro, e la quantità di dolci fornitici dalle pasticcerie “Dolci e delizie”, “Ceccon” e Dolciaria mestrina”, viene istintivo domandarsi: “Dove vanno a finire i generi alimentari degli altri ipermercati e pasticcerie di Mestre?

Una campagna seria di boicottaggio verso le aziende insensibili ai bisogni dei poveri pensiamo che potrebbe sortire un positivo effetto a livello di solidarietà. Non essendo ancora attrezzati e capaci di far questo, abbiamo tutta l’intenzione di ritornare in maniera quasi ossessiva a dire ai nostri ventimila lettori: “Badate che scegliendo i negozi che hanno una qualche sensibilità sociale, non solamente vi approvvigionate dei beni di consumo che vi necessitano, ma anche, senza spendere un soldo in più, avete modo di aiutare chi non può permettersi di comperare questi generi alimentari. Perciò faremo pubblicità a titolo gratuito alle realtà che si dimostrano attente ai bisogni dei poveri.

08.03.2014

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