Guardate gli uccelli dell’aria

Ieri, ultima domenica prima della Quaresima, il cielo era cupo e una pioggia incessante metteva malinconia. Il cimitero è sempre cimitero, però quando ci sono giornate del genere diventa ancor più cimitero!

Nei giorni precedenti avevo sognato per questa domenica un cielo luminoso e l’atmosfera primaverile che avevo intravisto dal pesco in fiore, dalle margherite sui prati di un verde intenso e dalle forsizie che in questi giorni sono esplose come fiammate gialle d’oro genuino. Sognavo un giorno di primavera perché la pagina del Vangelo sugli uccelli che felici danzano nell’aria nonostante non seminino e non abbiano granai, e sui gigli del campo che vestono meglio di Salomone, mi pareva meritasse davvero una cornice bella e luminosa. Invece no!

Però, una volta entrato nella mia amata “cattedrale tra i cipressi”, l’atmosfera si è fatta subito calda ed accogliente e m’è parso che quel clima di intimità, di fede semplice e di fraternità cordiale mi offrisse una felice opportunità di farmi portavoce convinto dell’insuperabile discorso della montagna che Gesù ha pronunciato duemila anni fa, ma che è fresco, convincente e pieno di fascino anche oggi.

Dissi subito che Cristo ci metteva di fronte ad un bivio: o puntare, per vivere una vita felice, sull’avere, sulla ricchezza come garanzia di sicurezza e di benessere, ma che l’esperienza ci diceva fallimentare o accettare il suo invito ad abbandonarci fra le braccia del Padre e fidarci della sua paternità.

Mi venne subito in mente il salmo: “Signore sei tu il mio pastore, guidami tu anche nella valle oscura” e la preghiera del cardinal Newman, convertitosi da vescovo al cattolicesimo: “Conducimi tu, luce gentile”. M’ero fatto, durante la settimana, uno schema per il sermone, però ho avvertito subito il bisogno di lasciarmi andare alla voce del cuore invitando i miei fratelli a vivere la vita come una bella avventura lasciandoci guidare dall’istinto e dall’esperienza del passato che ci rassicura se ci fidiamo del Signore. Egli ci tiene per mano e ci aiuta a superare anche gli ostacoli più preoccupanti e i giorni più bui.

Mi ricordai delle parole della Tamaro, la scrittrice triestina di “Va dove ti porta il cuore” e il cuore, oltre che l’esperienza, mi diceva che soltanto Dio può dare luce, sicurezza e profumo ai nostri giorni.

Sentivo che la proposta di Gesù, di cercare al di sopra di tutto il Regno e la sua giustizia, perché tutto il resto ci sarebbe dato in sovrappiù, era il discorso vero e la via più sicura da seguire.

Le parole mi sono uscite dal cuore come l’acqua da una sorgente fresca, tanto che mi è parso che la mia piccola comunità, almeno in quel momento, sentisse il bisogno di abbracciare la vita e gli uomini con fiducia e facesse sue le parole della compieta “Nelle tue mani, Signore, metto la mia vita”.

Uscendo di chiesa pioveva ancora, ma mi è parso che, nonostante il cielo cupo, negli occhi e nel cuore dei miei fedeli fosse scoppiata veramente primavera. Miracolo della parola di Dio!

04.03.2014

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