Questa settimana è la settimana delle lettere. Il postino mi ha recapitato una lettera dalla calligrafia irrequieta, propria di una mano senile. Prima di aprire la busta è mia abitudine dare un’occhiata per vedere chi è il mittente, quasi a prevedere il contenuto della missiva. Le lettere che ricevo contengono comunicazioni; altre, e sono le più frequenti, richieste di aiuto, ed altre ancora, approvazioni o critiche che riguardano gli articoli de “L’Incontro”.
Questa volta, girata la busta, ho letto: “Arcivescovo Loris Francesco Capovilla, via Camaitino, Sotto il Monte, Bergamo.” Il nostro proverbiale “don Loris” ha usato buste non aggiornate, perché da qualche giorno deve sostituire al titolo di arcivescovo quello di cardinale.
Il biglietto a stampa inizia così: “Venerato fratello” e segue comunicando la sorpresa per la scelta di Papa Francesco di farlo cardinale, dichiarando poi la sua confusione e la sua umiltà di fronte all’attenzione del Sommo Pontefice, ed infine chiede e promette preghiere.
Già il fatto che il famoso segretario di Papa Giovanni si sia ricordato di me in un momento così importante della sua vita, mi ha riempito di confusione e quasi di disagio. Mi sono sentito come il ciabattino che, nel racconto di Tagore, rimane stupito e sbigottito che il cocchio del grande maragià si fermi proprio di fronte alla botteghetta di ciabattino di un minuscolo paese dell’India infinita. Ma la sorpresa ha raggiunto un limite pressoché insuperabile quando, voltando il biglietto, ho letto il testo manoscritto del Cardinal Francesco Loris Capovilla, Arcivescovo emerito: “Caro don Armando, ho pensato a te in questi giorni e mi sono detto `Quello (io) più di me meriterebbe la porpora!’. Ti abbraccio con cuore fraterno e ti ringrazio. Affettuosamente. Don Loris Francesco Capovilla”.
Sono rimasto di stucco! Per la missiva e per le parole che evidentemente sono uscite da una persona che è vissuta parecchi anni accanto a un santo ed un santo della grandezza di Papa Giovanni.
Riporto questo evento solamente per mettere in luce la nobiltà di sentimenti di questo sacerdote veneziano e per ricordare a tutti che talvolta una parola cara ed amabile può dare coraggio. Il mio rapporto con questo prelato non è mai stato particolare. Lui mi ha conosciuto quando era segretario del Patriarca Roncalli. So che avevamo in comune l’ammirazione per don Mazzolari e leggevamo ambedue l'”Adesso” che a quei tempi rappresentava l’avanguardia della Chiesa. Ma nulla di più. Eppure ogni tanto ricevo qualche suo biglietto che mi fa quanto mai piacere e dal quale ho imparato che anche a cent’anni di età – qual è quella di “don Loris”- si può ancora servire tanto bene e con tanto profitto l’uomo e la Chiesa.
Pubblico tutto questo perché la nostra città sappia che la Chiesa di Venezia ha offerto a noi e al mondo preti di questa levatura umana e spirituale.
28.02.2014