Lettere al direttore

In quasi tutti i periodici c’è una rubrica che pressappoco porta come titolo “Lettere al direttore”. Non sempre è il direttore stesso che risponde alle richieste, ai suggerimenti o alle proteste dei lettori; spesso è un giornalista piuttosto brillante che ha questo compito.

Quando ho un momento di tempo io leggo questa rubrica del Gazzettino, dell’Avvenire, di Famiglia Cristiana e degli altri periodici che seguo in qualche modo. E’ quanto mai interessato a conoscere il parere dei miei concittadini.

Spesso chi scrive segue con passione qualche problema e scrive al giornale quasi per tentare di convincere anche gli altri della validità della sua tesi. Spesso si tratta di persone intelligenti, brillanti e soprattutto “libere”. Già i romani affermavano “Tot capita tot sententia” che si può tradurre liberamente “a questo mondo ci sono tanti pareri quante sono le persone ed ogni parere è un apporto per una soluzione positiva”. In Italia poi, patria dell’individualismo, questa sentenza è persino esageratamente modesta.

Noi, ne “L’Incontro” non abbiamo questa rubrica a motivo dello spazio e soprattutto perché manca l’esperto per le risposte. Però questa volta ritengo di fare una qualche osservazione su una lettera giuntami l’altro ieri perché l’argomento mi interessa abbastanza: si tratta di una signora settantenne che dice di leggere spesso il nostro periodico, di apprezzarlo e di stimarmi. Avendo ravvisato in un numero pregresso del periodico qualche mia battuta un po’ sorniona e critica su certe persone che pare abbiano un po’ esagerato con gli animali, si lancia in un discorso di quattro fitte pagine per difendere queste creature, per invitare i cittadini a rispettarli e per condannare chi non se li prende a cuore.

Questa signora non nasconde il desiderio che io pubblichi la lettera sperando di poter “catechizzare” i concittadini su questo argomento. La cosa non mi è possibile, ma desidero far sapere a questa signora e ai lettori che io condivido il suo invito e la sua deprecazione verso chi fa soffrire queste creature e l’assicuro che, essendo un ammiratore della cultura indù e soprattutto di san Francesco non mi permetto di uccidere neanche un moscerino e rimprovero suor Teresa quando scopa via le formiche dal pavimento di casa.

Detto questo però confesso con altrettanta franchezza che amo e mi preoccupo più degli uomini che degli animali, non condivido l’atteggiamento di chi spreca troppo tempo e denaro per loro e soprattutto chi tenta di far vivere agli animali una vita che non è conforme al loro istinto.

Confesso pure a questa cara signora che mi vengono i brividi quando vedo la pubblicità di certi alimenti per cani e gatti, quando constato ogni giorno che vi sono tante persone che apprezzerebbero anche un cibo meno pregiato.

27.02.2014

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