Tra lo staff di Giletti, che conduce la rubrica “L’Arena” del primo pomeriggio della domenica, c’è anche un comico, o perlomeno uno che ha uno spiccato senso dello humour, che ogni tanto salta fuori con delle battute sarcastiche che fanno spuntare un sorriso anche nelle occasioni nelle quali si trattano i drammi più gravi e dolenti del nostro Paese.
Un paio di domeniche fa in questa trasmissione si trattava del patrimonio immobiliare del Comune di Roma ed in particolare delle case che l’amministrazione civica della capitale affitta presso una società per offrirle poi a prezzo calmierato ai cittadini meno abbienti.
Ha tenuto banco, per alcuni giorni, la notizia che una certa signora aveva affittato in questi anni ben milleduecentoquarantatré appartamenti al Comune senza pagare un centesimo di tasse. A Roma hanno retto il Comune “il Centro”, “la Destra” e “la Sinistra”, ma nessuno si è accorto di questa truffa e quindi si è parlato di multe e di condanna. Al che è saltato fuori il comico, proponendo che la signora sia condannata a partecipare a tutti i consigli di condominio.
Comunque, a parte gli scherzi, le amministrazioni comunali delle grandi città sono tutto fuorché delle amministrazioni, brillano soprattutto nella capacità di sperperare. Quando nel sessantotto con i miei ragazzi del “Gruppo del martedì” ci battemmo per la demolizione delle baracche di Ca’ Emiliani, nei rapporti avuti con i relativi assessori risultò che il Comune di Venezia non aveva neppure un archivio con l’elenco aggiornato di tutti gli alloggi che possedeva.
Qualche giorno fa “Il Gazzettino” ci ha informato che la nostra stessa amministrazione, per far cassa ed arrivare ad avere un bilancio in pareggio, ha messo in vendita un numero consistente di appartamenti che un tempo aveva concesso ad affitto agevolato e che ora venderà a metà prezzo, probabilmente agli stessi inquilini che trenta-quarant’anni fa hanno beneficiato dei soldi della comunità ed ora, a differenza degli altri cittadini, avranno un’ulteriore agevolazione.
Ogni qual tratto viene a galla, sulla stampa cittadina, lo scandalo delle “casette” dei Sinti di Favaro i quali, pur avendo affitti irrisori, spesso non pagano né la pigione né la luce elettrica.
Le esigenze dei cittadini sono in verità molteplici e spesso essi s’accorgono soltanto di ciò che pagano e quasi mai di quello che prendono; rimane il fatto che, ad eccezione di qualche piccolo Comune amministrato con un’economia da famiglia, moltissimi sono dei veri colabrodo. Tanto che spesso mi verrebbe da augurarmi che i Comuni appaltassero a società più serie la loro amministrazione.
07.02.2014