La regina dei salotti romani

Credo che i miei amici ormai sappiano tutto di me: la mia storia, i miei problemi, il mio modo di reagire di fronte alla realtà di questo nostro Paese e perfino le rubriche televisive che preferisco. Riconfermo quindi che, oltre il telegiornale, qualche sera seguo le rubriche di Rai Storia, qualche dibattito politico e alla domenica “L’Arena”, la trasmissione condotta da Giletti, un giornalista che stimo per i valori ai quali si ispira e per la bravura con cui conduce la sua trasmissione.

Mi spiace tanto che “L’Arena” vada in onda contemporaneamente a “In mezz’ora”, l’intervista domenicale della Annunziata, giornalista con cui ho un rapporto di “amore-odio”: amore per la sua preparazione, intelligenza e bravura e odio per la sua estrema faziosità.

Ma, a proposito di “Arena”, trasmissione che denuncia gli sperperi, le ambiguità della politica e le contraddizioni dei suoi protagonisti e che mi fa spesso indignare perché, nonostante questa pubblica denuncia e riprovazione, pare che nulla cambi, una settimana fa sono stato sorpreso per la scelta di Giletti di intervistare quella che lui ha definito “la regina dei salotti romani”. Parlare di “salotti” in senso di ritrovi tra gente brillante, mi dà la sensazione di qualcosa che sa di muffa ottocentesca, e quindi pensavo che essi sopravvivessero solamente nei romanzi di storia, ma non più nel nostro mondo disinibito e poco salottiero; a parte questo non ho capito perché Giletti abbia avuto questa trovata. Accetto solamente la sua scelta così estemporanea solo se ha inteso mettere in ridicolo questa reliquia stantia del passato; guai però se venissi a sapere che per lui i “salotti” di certe signore meritano una qualche seppur minima attenzione. Se fosse così taglierei immediatamente anche con questo ragazzone buono, bravo e simpatico.

Questa “regina dei salotti”, oca giuliva, da un punto di vista estetico m’è sembrata una tavolozza e da un punto di vista sociale un qualcosa che assomiglia al rifiuto di una soffitta. Il salotto in cui lei riceve m’è invece apparso come qualcosa di sfacciatamente lussuoso; mi sono sorpreso che esistano ancora cose del genere, manifestazione e simbolo di una ricchezza parassitaria che si esprime con la banalità, lo sperpero disgustoso e personaggi che si muovono e vivono come non ci fosse la crisi, come se le aziende non chiudessero, come un mondo di concittadini non vivessero momenti veramente drammatici.

Fortunatamente quella domenica partecipava all'”Arena” un imprenditore dal volto sano e pulito, magari anche più ricco della “regina dei salotti romani”, ma che impegna il suo tempo per creare lavoro per la povera gente, che con qualche battuta più sarcastica che ironica ha sottolineato la fatuità di un mondo del quale la suddetta regina è probabilmente un vecchio relitto alla deriva.

05.02.2014

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