Bisogna che siamo onesti

L’altro ieri ho seguito alla televisione una trasmissione sul drammatico problema dell’Elettrolux dove o si accetta una paga di 800 euro al mese o si chiude perché la società ha deciso di trasferirsi in Paesi le cui leggi permettono di stare sul mercato.

Per prima cosa devo confessare che mi ha indispettito e stomacato il modo in cui uno dei soliti giornalisti televisivi, che conosco di faccia ma di cui non conosco il nome, ha condotto la trasmissione: come si trattasse di una delle tante trasmissioni fatue e banali sulla moda, sullo sport o sullo spettacolo, mentre l’argomento è quanto mai tragico ed angoscioso e i protagonisti della vicenda sono uomini e donne investiti, travolti da un dramma di dimensioni più grandi di loro, dei sindacati, degli amministratori locali e purtroppo anche di un governo e di un parlamento che si occupa del “sesso degli angeli mentre la città assediata sta andando alla rovina” e non si ha il coraggio e l’onestà di affrontare i problemi reali del Paese.

Io non sono né un politico né un sociologo, meno ancora un economista, comunque ci vuol purtroppo tanto poco a capire che in un mondo ormai globalizzato sta in piedi e vende solamente chi lavora di più e meglio e a minor prezzo. Non credo che avverrà mai che venderemo i nostri prodotti soltanto perché ci illudiamo di essere “i più belli” e vogliamo lavorare meno ed avere paghe più alte e contemporaneamente ci permettiamo di mantenere un apparato statale, fatto da un mondo di parassiti con stipendi sicuri ed iperbolici, che non solo non produce nulla, ma rende perfino impossibile il lavoro a chi ha capacità e buona volontà di farlo.

Le colpe però sono un po’ di tutti e credo che tutti dobbiamo cambiare registro se non vogliamo fallire. Vorrei addurre due esempi per avvalorare la mia tesi, esempi che mi sono stati offerti in trasmissioni televisive che trattano questo problema. A “Focus”, di Rete Veneta, condotta dall’ex direttore del “Gazzettino”, dottor Bacialli, un suo intervistato ha affermato: «In Italia nessuno avrà mai il coraggio di farlo, ma bisognerebbe che mandassimo a casa almeno mezzo milione di dipendenti dello Stato che ci costano l’ira di Dio, non producono niente, anzi intralciano chi si impegna e vuole produrre».

Un esempio? L’altro ieri si è concluso – ma non ancora in maniera definitiva – il processo che ha come tragica protagonista Amanda Knox e Raffaele Esposito. Mi domando: “cosa è costato ai cittadini italiani quel processo?”. Lascio ai lettori il compito di immaginarlo, ma questo non è che un piccolo neo nella farraginosità del nostro apparato statale.

Secondo esempio, che credo di aver già citato. Un operaio della Fiat che guadagna pressappoco 1500 euro, si meraviglia perché sempre un operaio della Fiat, che produce la stessa cosa ma in Polonia, guadagna solamente 400 euro. Questi però gli risponde che accetta questa paga perché in Romania i dipendenti di un altro stabilimento della Fiat, uguale ai precedenti, con gli stessi prodotti, guadagnano solamente 200 euro.

Il tenore di vita dei lavoratori italiani, i tempi e i ritmi di lavoro, la remunerazione e “i diritti”, certamente comprensibili e lodevoli ed auspicabili per i lavoratori del mondo intero, prima o poi dovranno confrontarsi ed adeguarsi a quelli degli altri Paesi, sia dell’Africa che dell’Asia. Temo proprio che il dramma dell’Elettrolux sia solamente un segnale di una situazione che sta esplodendo e che non si risolve con “i pannolini caldi”, ma con rimedi, di certo amari, ma comunque indispensabili.

03.02.2014

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