Una bella batosta!

La nostra tipografia stampa diversi periodici: il settimanale “L’Incontro”, l’altro settimanale “Il messaggio di Papa Francesco” e l’altro ancora di carattere liturgico “L’incontro domenicale col Padre”, il mensile “Sole sul nuovo giorno” ed almeno un paio di volumi l’anno, oltre un libro di preghiere del quale siamo giunti alla trentesima edizione. Questa tipografia occupa due stanze dell’interrato del “don Vecchi”. Col tempo ha preso una certa consistenza; dispone infatti di due macchine da stampa a due colori, di una fotocopiatrice che stampa in quadricromia, una macchina piegatrice, una taglierina industriale ed un’altra macchina ancora per la confezione dei volumi ed un impianto computerizzato. Praticamente disponiamo di una struttura, sempre a livello artigianale, ma quanto mai funzionale ed efficiente. Soprattutto essa può contare su una dozzina di tecnici volontari ormai esperti e fedeli.

Senonché, alcune settimane fa, una delle macchine per la stampa ha cominciato ad incepparsi (stampava sei sette fogli e poi uno in bianco). Abbiamo chiamato al “capezzale dell’infortunato” il signor Denis della Veneta duplicatori, che è un po’ un mago di questi strumenti: pulì il rullo, sostituì qualche aggeggio, poi dopo un lungo auscultare e premere il fatidico “33”, esaminò il contacopie ed emise infine la sentenza per noi angosciosa, ma per lui lieta: “E’ saltata la centralina elettronica che è il cervello della macchina”. Gli chiediamo preoccupati: «Ma non si può sostituire?». «No, la centralina è il cuore della macchina, ha fatto un infarto, ma era la sua ora!».

La macchina ha stampato quattro milioni – dicasi quattro milioni! – di copie. Fu giocoforza ordinarne una nuova se volevamo continuare a contattare e dialogare ogni settimana con almeno ventimila concittadini.

Il costo della macchina nuova? Tredicimila euro!
Sono tanti e poi tanti, tredicimila euro, però se l’è guadagnata. Sono convinto che se già si sta pensando al “don Vecchi sei” e se ora più di cinquecento anziani possono vivere in appartamenti comodi, potendo fruire di tanti spazi di socializzazione e soprattutto alla portata delle loro limitate risorse economiche, questo lo si deve anche a quella povera macchina che s’è spenta lavorando sodo. Mestre pian piano sta diventando una città sempre più solidale perché pure quella macchina ha dato volto al nostro messaggio.

Lunedì scorso sono sceso per salutare i meravigliosi operatori e fin dalle scale ho sentito il tipico rumore della nostra nuova “rotativa”. Mi è sembrato di sentire una delle più belle sinfonie di Beethoven!

01.02.2014

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