Ormai da molti mesi vado rimuginando un discorso che mi sta aprendo ad una visione nuova e più positiva sul modo di vivere il messaggio cristiano. I testi della Sacra Scrittura che qualche settimana fa la Chiesa ha offerto alla meditazione dei fedeli me ne hanno dato una valida conferma.
Nella terza domenica dell’anno liturgico, come prima lettura c’è un brano di Isaia che preannuncia i doni che il Messia avrebbe portato in questo nostro mondo: “Il popolo che camminava nelle tenebre vedrà una grande luce. Il Messia moltiplicherà la gioia e la letizia, spezzerà il giogo che opprime la gente”. In pratica il grande profeta afferma che il Cristo porterà luce, gioia e libertà, realtà che sono per l’uomo come l’aria per gli uccelli e l’acqua per i pesci, ossia le realtà alle quali l’uomo aspira con tutto il suo essere: felicità, verità e libertà.
Tutto questo è esattamente l’opposto di una certa lettura della proposta cristiana che pare tutta tesa a mortificare le aspirazioni più profonde e reali dell’uomo. Io penso che certo ascetismo coltivato nei secoli scorsi è sicuramente proveniente dal giansenismo cupo e chiuso in se “stesso”, proprio dei paesi nordici ed ancora presente in certi ordini religiosi e in una certa pietà popolare coltivata da preti misogini e rinunciatari che predicano un Avvento del Regno di Dio che si realizzerà soltanto nell’aldilà e non nel presente.
Eppure Gesù ha detto: «Vi porto la mia gioia e voglio che essa sia grande». Credo che sia ora e tempo di affermare che Cristo è venuto a portare luce, gioia e libertà, perché la nostra vita quaggiù sia bella e felice, senza nulla togliere poi alla felicità futura. Il Regno predicato da Cristo è il nuovo modo di vivere, di pensare, di agire, che deve essere la prerogativa e la nota qualificante del cristiano di oggi.
Nel Vangelo di questa stessa domenica mi pare poi di trovare la riconferma: convertitevi, perché il Regno di Dio è vicino!”. Traduco: “Cambiate modo di pensare e di vivere perché solo così potrete vivere il tipo di vita che sono venuto ad annunciarvi!”. Quando Gesù aggiunge: «Il Regno è vicino», io lo traduco: “Questo nuovo modo di vivere è possibile, è a portata di mano, quindi cambiate registro e godete anche ora, subito, del dono che il Padre vi ha fatto.
Mi pare impossibile che Dio Padre ci abbia fatto un dono che ha il gusto dell’olio di ricino e l’odore dell’acido fenico; questo non sarebbe certo un dono, ma un castigo!
Ricordo che molti anni fa ho fatto un ritiro spirituale nel coro dei cappuccini a Mestre. Avevo di fronte a me un quadro del sei-settecento in cui era raffigurato un frate cappuccino dal volto emaciato, con due occhi quasi fuori dalle orbite che guardavano intensamente un teschio che teneva tra le mani. Allora pensai: “Signore, se il tuo Regno è questo, vi rinuncio fin da subito!”.
Credo quindi che sia tempo di smantellare in maniera radicale una certa ascetica che poggia solamente sulla rinuncia, sulla mortificazione di ogni sogno e di ogni entusiasmo, su un grigiore cupo ed anonimo. I nuovi cristiani della negritudine l’hanno capito pure loro trasformando letteralmente “il pianto in danza”; infatti lodano il Signore danzando e cantando, nonostante la loro povertà.
28.01.2014