La pubblica arroganza

Pare che quelli del pronto soccorso dell’Ospedale dell’Angelo non solamente non abbiano adottato la soluzione dell'”uovo di Colombo” che io avevo suggerito qualche settimana fa per evitare le eterne attese e le relative rimostranze dei cittadini, ma pure abbiano bisogno di ulteriori suggerimenti.

Questa mattina “Il Gazzettino” ha pubblicato, con un titolo a cinque colonne, l’indignazione per un’attesa di cinque ore per ottenere un elettrocardiogramma e l’altro ieri una persona amica, del tutto attendibile, mi ha parlato della maleducazione di un medico, che, credendosi un padreterno, ha inveito in maniera quanto mai prepotente ed incivile nei riguardi di una signora che aveva accompagnato in ospedale una persona, forse in coma etilico e che si dava da fare, forse un po’ ingenuamente, per aiutarla. In questo caso non è affatto sufficiente suggerire ai responsabili lo stratagemma dell'”uovo di Colombo”, ma è necessario richiedere alcune lezioni di una maestra di prima elementare che rinfreschi la memoria sulle regole della buona creanza e, magari, prescriva di scrivere per cento volte, come un tempo ordinavano i vecchi maestri, “devo essere rispettoso verso tutti, ma in maniera particolare verso le persone meno istruite”,

Chi mi legge almeno qualche volta, conosce di certo la mia “guerra dei cent’anni” verso i burocrati, mentre conosce meno quella nei riguardi dei dipendenti degli enti pubblici. Sono ben cosciente che generalizzare è scorretto ed ingiusto – ci sono ottime persone, serie, educate, laboriose ed impegnate in ogni comparto della nostra società – però pare che certi responsabili degli enti pubblici siano persino troppo tolleranti nei riguardi dei loro dipendenti che si dimenticano di frequente che sono pagati anche dagli ultimi cittadini e che essi sono “i loro padroni”.

Se il rispetto lo si deve a tutti, a maggior ragione lo si deve al proprio “datore di lavoro” dalle cui tasche arriva la paga mensile. Arroganza, prepotenza e maleducazione non si devono usare verso alcuno, ma in maniera particolare non si devono usare verso gli umili e gli indifesi.

La ricetta a cui io ricorro in questi casi e che suggerisco a tutti coloro che subiscono questi affronti, è la denuncia scritta ai superiori del comportamento di simili soggetti. Non sempre alla prima denuncia le cose cambiano, ma quando essa si ripete, prima o poi sono costretti ad intervenire. E’ ormai tempo di non stare col capello in mano verso i propri dipendenti, che sono pagati per fornire le loro prestazioni specifiche e per fornirle in maniera corretta e cortese!

31.12.2013

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