Vita e sopravvivenza de l’Incontro

Nessuno mi ha ordinato di stampare “L’incontro”, anzi credo che qualcuno sarebbe più contento se non lo facessi!

Le voci libere sono sempre scomode, anche se esse non contengono livore, non vogliono contrapporsi ad alcuno e sono pronunciate sempre per amore e per costruire.

Andato in pensione tre anni fa, mi pareva di perder tempo, di non adempiere più al mio compito di annunciare la buona notizia, di non poter più dialogare con la gente che ho tanto amato e di non servire più la mia città.

Ho cominciato così questa impresa editoriale che non ha altro scopo se non quello di contribuire, con il pensiero e la parola, a costruire il Regno.

Mi è andata bene!

Col tempo si sono aggregati una trentina di persone di buona volontà, che hanno condiviso questa avventura pastorale. Pian piano abbiamo acquistato macchine povere, ma capaci di stampare in maniera dignitosa, soprattutto abbiamo avuto l’aiuto di tecnici competenti e giornalisti vivaci che hanno dato un aspetto ed un contenuto originale al periodico che ha incontrato il favore della città, tanto che abbiamo ormai toccato la soglia delle 5000 copie settimanali.

Certo che, tolto il costo dell’alloggio e del mangiare, tutto il resto della mia pensione va in carta, matrici ed inchiostro! Ogni tanto arriva qualche contributo. L’altro ieri una signora porgendomi una busta mi ha detto: “Leggo sempre e volentieri L’incontro, però non mi va di leggerlo a sbafo!”

Speriamo che questa scelta sia maggiormente condivisa in futuro!

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