Ho letto con interesse i pareri di alcuni prelati della chiesa veneziana sugli effetti della secolarizzazione per quanto riguarda il discorso sulla morte e sugli elementi inerenti ad essa.
Che ci sia una cultura che progressivamente desacralizza ogni comportamento umano è fuori di dubbio.
Prima l’illuminismo, poi il comunismo, quindi il radicalismo con la relativa rivoluzione francese, rivoluzione russa, hanno creato un clima per cui l’uomo ha perduto non solamente il senso di Dio, ma anche valori quali il sentimento, la poesia, la sacralità della famiglia, via via fino a ridurre l’uomo come lo definisce il filosofo francese Sartre: “un nervo nudo che si contorce o per il piacere o per il dolore” e nulla più.
Quei prelati, forse per non conoscenza, o forse per quieto vivere, non detto nulla delle responsabilità dei preti a questo riguardo.
I sacerdoti in pochissimi anni, penso abbiano contribuito in maniera consistente e forse determinante, per desacralizzare tutti gli aspetti che riguardano la morte.
Un tempo il clero ha costruito un’impalcatura eccessiva di riti, accompagnamenti, benedizioni preghiere e quant’altro, ora con estrema disinvoltura, forse perché anche loro vittime di questa cultura pragmatica, o forse per comodo, hanno pian piano smontato questo meccanismo complesso e si trovano in mano solamente i rimasugli di una realtà impalpabile e misteriosa che costituiva l’aureola della morte nella concezione cristiana.
Temo che siamo solamente all’inizio di un processo a cui manca veramente molto per toccare il fondo. Il funerale è più indietro del matrimonio, ma però e sulla stessa strada!