“Obbedisco”

Circa un mese fa s’è diffusa la notizia che don Cristiano Bobbo, il giovane parroco della parrocchia di San Giuseppe di viale San Marco, era stato trasferito ad Oriago, nella comunità di San Pietro. La cosa mi sorprese assai perché, avendo ammirato l’impegno pastorale generoso e intelligente e le realizzazioni che questo giovane sacerdote ha portato a termine nella quindicina di anni che ha trascorso come parroco in quella comunità, pensavo che gli avessero affidato una sede e degli incarichi più importanti ed impegnativi.

So che la parrocchia di San Giuseppe conta poco più di 4500 anime, mentre quella di San Pietro in bosco, a cui è stato destinato, ne ha quasi 6000, ma mentre conosco la vivacità e la ricchezza spirituale di quella che don Cristiano lascia, non conosco punto quella alla quale è stato destinato, ma mi pare che non si sia mai fatta notare per iniziative ed impegno pastorale.

Comunque questi sono problemi marginali che per me rappresentano poco più che una curiosità. Mentre quello che mi ha veramente edificato è stato lo spirito con cui don Cristiano ha affrontato questo – per me – sorprendente trasferimento, senza dolersi più di tanto ed abbandonandosi fiduciosamente alla volontà di Dio attraverso l’obbedienza serena – anche se, penso, sofferta – al superiore.

Un tempo si diceva che i preti sono come i soldati e perciò vanno dove sono comandati. Oggi, per fortuna, non è più così, perché la virtù dell’obbedienza è più consapevole e collaborativa. Il sacerdote è corresponsabile con le decisioni del vescovo e perciò non è più, nello scacchiere della diocesi, una pedina inerte ed irresponsabile. Non sempre mi sono trovato sulla stessa lunghezza d’onda, a livello spirituale, pastorale ed operativo, di don Cristiano, non per questo però, o forse appunto per questo, sono stato edificato dallo spirito con cui ha accettato il trasferimento che pur gli deve essere costato molto.

Ho seguito attentamente questo evento attraverso la lettura del periodico della parrocchia che lascia: talvolta è appena trapelata la sofferenza più che comprensibile, ma mai disappunto e resistenza. Io non conosco le problematiche dei preti e delle parrocchie della Chiesa di Venezia e perciò mi guardo bene dall’esprimere dei giudizi che sarebbero superficiali e non documentati, comunque non posso tacere la mia vera ammirazione per quanto don Cristiano ha fatto per la parrocchia e per come la lascia; soprattutto ho apprezzato la dignità e lo spirito di fede con il quale ha vissuto questo momento. Mi pare che sia doveroso per uno come me che partecipa, seppur da lontano, ma in maniera appassionata, alla vita della sua Chiesa, e che ne denuncia con franchezza le carenze, sottolineare anche i suoi pregi. Mi pare che il comportamento di don Cristiano faccia veramente onore al clero veneziano.

21.11.2013

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