Provo una curiosità morbosa di essere informato sulla vita del nostro Paese e del mondo intero. Il telegiornale è per me come “il pane nostro quotidiano”. Debbo confessare che quasi sempre l’ascolto mi fa scattare reazioni solitarie di rabbia, indignazione, sconforto, delusione e, non di frequente, di scoraggiamento profondo.
Purtroppo anche il telegiornale, figlio naturale del giornale, ne porta i tratti caratteristici che non sono proprio né i più belli della vita né, meno ancora esaltanti. Le notizie, quando non sono grigie sono buie e lacrimose e spesso tra di esse ogni volta scopro la “perla” alla rovescia, che mi porta quasi una disperazione a livello civile.
Ieri sera ho seguito quasi con sgomento la grande dimostrazione nella cosiddetta “terra dei fuochi”, nella quale almeno cinquemila persone, sotto la pioggia battente che rendeva ancor più squallida l’atmosfera e l’ambiente, in modo un po’ folkloristico hanno dimostrato contro coloro che hanno inquinato la campagna e i pascoli con centinaia di migliaia di tonnellate di rifiuti nocivi ed invocavano giustamente dal Governo rimedi pronti e risolutivi. Chi mai a questo mondo può non condividere questa protesta contro qualcosa che avvelena la terra, le falde acquifere e soprattutto la popolazione?
Mentre sfilavano sotto i miei occhi i cartelli portati da bambini, donne e uomini di tutte le età che reclamavano il diritto di vivere, pensavo agli azionisti delle fabbriche inquinanti, ai consigli di amministrazione, ai responsabili della gestione, ai mafiosi, ai cittadini avidi di denaro che hanno lucrato vendendo i campi: tutti personaggi che per denaro, da sprecare in maniera spesso disinvolta, si sono resi colpevoli di questo delitto sociale.
Ma poi, quasi per istinto, mi sono domandato: “Ma quando si è compiuto questo attentato al Creato? In Italia non c’era un presidente della Repubblica, un capo di Governo, un ministro dell’interno, dell’agricoltura e della salute pubblica; non c’era un presidente della Regione, dei consiglieri, un prefetto, un sindaco, un vescovo, un parroco, una stazione dei carabinieri, un magistrato, dei vigili urbani, non c’erano dei cittadini partecipi alle vicende del proprio Comune? Le industrie, la mafia pure hanno commesso il delitto, ma tutti questi si sono prestati a “fare da palo” e perciò sono corresponsabili.
Perché non si trascinano tutti in tribunale, non li si accusa di disastro naturale, di omicidio? Perché la nostra magistratura, spesso così solerte per reati certamente gravi, ma non così gravi, non condannano a riparare almeno i danni, costringendoli a pagare di persona e con i loro averi il delitto commesso per ignobili motivi contro la collettività?
Finché non si condannano i veri colpevoli, che spesso si mescolano con chi protesta, certe manifestazioni diventano una messinscena pietosa piuttosto che una richiesta seria di giustizia!
18.11.2013