La richiesta di don Enrico

C’è un antico detto espresso dalla saggezza della cultura di Roma antica, “Le parole volano, mentre gli esempi trascinano”. Io sento un bisogno estremo di esempi e di testimonianze, anche se apparentemente sembrano modeste. Quando riesco a cogliere qualcuna di queste scelte coerenti ad affermazioni e spesso discorsi altisonanti, non solo sono felice, ma veramente mi sento bene.

Credo di aver affermato più volte, in queste mie riflessioni pubbliche, che mi aspetto dai sacerdoti un minimo di coerenza. Forse sarà populismo da prete, ma confesso che i preti che cambiano automobile di frequente, o scelgono macchine potenti e costose, oppure sentono il bisogno di andare in vacanza in capo al mondo, o che si preoccupano di assicurarsi la villetta o un appartamento spazioso per la loro vecchiaia, potranno avere l’eloquenza di Bossuet o Lacordaire, però i loro discorsi non mi turbano affatto, per me sono acqua fresca, anzi finiscono per irritarmi.

Nel contempo confesso pure che quando scopro nei miei colleghi passione per le anime, dedizione, amore per i poveri o ricerca di una pastorale che risponda alle esigenze degli uomini del nostro tempo, questi preti mi edificano e mi mettono positivamente in crisi.

Qualche giorno fa mi raggiunse una telefonata di don Enrico Torta, l’attuale parroco di Dese, quel prete che recentemente si schierò pubblicamente con i poveri, dicendosi disposto a guidare la rivoluzione dei derelitti per ottenere il necessario per vivere e che fece scalpore sulla stampa cittadina per un paio di giorni.

Don Enrico, con quella sua voce calda e serafica, mi disse al telefono: «Don Armando, mi daresti una cameretta al don Vecchi? A fine anno compio 75 anni, quindi dovrei andare in pensione, ma ho promesso al Patriarca di rimanere in parrocchia fino al giugno del 2014. Ti chiedo fin d’ora se posso contare su un minialloggio nel Centro don Vecchi di Campalto».

La richiesta di questo buon prete, mite e intelligente, ha toccato il mio animo come se avessi ricevuto una telefonata da Papa Francesco o, meglio ancora, se avessi incontrato Gesù risorto in persona!

Già venti anni fa avevo messo a disposizione, con dichiarazione formale al patriarca Luciani, sei appartamentini studiati ad hoc per preti anziani, però se fosse stato per le richieste dei preti veneziani, essi sarebbero sfitti da vent’anni. La scelta di condividere la vita dei poveri a chiacchiere è condivisa da tutti, però con i fatti moltissimi. preferiscono quella borghese. Comunque finché si riesce ad incontrare sulla nostra strada preti come don Torta, che sceglie così per la sua sistemazione da pensionato, si può continuare a sperare che la Chiesa veneziana avrà futuro.

07.11.2013

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