Naufraghi

La vigilia della festa di “tutti i santi” ho incontrato sul piazzale del cimitero una mamma con quattro bambini piccoli: uno in carrozzella, due gemelli di quattro anni ed uno di cinque. Dei bambini bellissimi (e quando mai non sono belli i bambini!?), ben curati, puliti, con dei vestitini che li rendevano ancora più cari e simpatici. Questa signora, una rumena che vive a Mestre da otto anni e che parla benissimo l’italiano, mi chiese se la potevo aiutare a trovare una casa. Era terminato il contratto di locazione e perciò è dovuta uscire di casa, una conterranea la stava ospitando da qualche giorno, ma lei stessa capiva che la situazione era assolutamente precaria ed improrogabile.

Una suora a cui era ricorsa le aveva detto di rivolgersi a me, pensando forse che tra i quattrocento alloggi per anziani poveri potessi offrirne uno anche a questa famigliola. Le suore sono care creature, ma camminano spesso sulle nuvole e soprattutto sono molto sollecite ad avviare agli altri le persone che sono in difficoltà, piuttosto che pensare a quello che le loro comunità possono e dovrebbero fare per il prossimo. Al “don Vecchi” tutti gli alloggi sono occupati e c’è una fila di richiedenti che piuttosto che accorciarsi continua ad allungarsi di giorno in giorno.

Tornando alla signora, mi disse che le varie agenzie quando sentono dei quattro figli, neanche aprono il discorso. Forte di un’esperienza simile a questa, cioè di una famigliola pure con bambini, che l’inverno scorso aveva occupato abusivamente una casa cantoniera dismessa dalle Ferrovie, avevo scritto un appello su “L’Incontro” e una signora di Venezia mi ha messo a disposizione gratuitamente una casa appena restaurata in quel di Musile di Piave.

Vista l’urgenza e sapendo che una moltitudine di “cristiani” sarebbe venuta in cimitero per i “santi e i morti”, ho scritto un appello sulla bacheca davanti alla chiesa. Risultato: un signore, noto per la sua generosità, s’è offerto per dare un contributo, ma nulla più. Ho pensato: la predica del Patriarca, le mie sofferte omelie, il messaggio che ci viene dai santi, dai morti, dalle tombe, dal cimitero, da quant’altro, a che cosa sono serviti?

Torno ancora una volta su un discorso che dura da duemila anni e che san Giacomo ha formulato in maniera così lapidaria: “La fede senza le opere è sterile!” Andare a Messa, ricordare i morti, pregare il buon Dio, se non conducono a farsi carico in qualche modo di quattro bimbi innocenti e di due poveri genitori in difficoltà, a che possono servire?

Amici miei, è inutile che piangiamo tanto sui tempi tristi e sulle malefatte dei politici, se ognuno di noi non si mette una mano sul cuore e tenta di fare la sua parte!

04.11.2013

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