Perseverare

Il nostro vecchio patriarca, il cardinal Roncalli, parlava abbastanza di frequente della “santa perseveranza”, la virtù che accompagna l’uomo fino all’ultimo passo.

Qualche settimana fa “L’avvenire” ha pubblicato un bel servizio su Emilia Zucchetti, in occasione del compimento dei suoi centodieci anni di età. Questa anziana signora parlava con entusiasmo della sua terra, della sua famiglia, del suo lavoro, ma soprattutto della sua fede nel buon Dio.

I vecchi che mantengono entusiasmo, che rimangono attivi ed ottimisti e che continuano ad amare la vita, sono veramente delle persone belle e dei testimoni autentici del grande dono ricevuto dal Signore. Io conservo nel mio cuore delle bellissime immagini di vecchi. Ricordo di aver visto alla televisione Emma Gramatica recitare a novant’anni di età, ed era veramente meravigliosa e piena di fascino. Ricordo il cardinal Bevilacqua che tanti anni fa è venuto a parlare in seminario e conservo di questo vecchio prete, che parlava con fatica ma con grande entusiasmo e freschezza, un ricordo bellissimo e stimolante.

Io attualmente vivo tra tanti vecchi che vanno da un minimo di settant’anni ad un massimo di quasi cento. C’è, si, qualche bella persona, ma non troppe. Sono arrivato a pensare che i valori, gli ideali, i sogni, l’ottimismo e la bontà vanno curati con infinita pazienza e passione perché quando essi s’appannano fa veramente sera.

Mi confidava una cara signora di Firenze che aveva avuto una vita intensa, ma pure con tanti drammi: «Sapesse, don Armando, quanto faticoso sia vivere quando gli ideali non brillano più!». Per questo sono giunto alla conclusione che nella vita non bisogna sedersi, mettersi in pantofole ed in poltrona, ma sognare, progettare, reagire, partecipare, impegnarsi, perfino ribellarsi ma vivere!

Parecchi anni fa organizzai un incontro con i miei ragazzi di un tempo, ragazzi con i quali avevo percorso gli alti sentieri della montagna, bivaccato in tenda, discusso in maniera animata sui vari problemi della vita. Ormai tutti s’erano fatti una famiglia e avevano una professione. Posi loro questa domanda: «Ragazzi, che ne è dei sogni e dei progetti che mi avete confidato nella vostra adolescenza?». Era una domanda impegnativa e ognuno era un po’ imbarazzato nel rispondere. Qualcuno mi disse, deluso, che la vita reale è ben diversa da quella sognata, ma qualche altro aveva continuato a servire, in politica, nel sindacato o nel volontariato. Mi accorsi che avendo continuato a coltivare gli ideali questi erano ancora ricchi, ma soprattutto vivi, presenti e partecipi.

La perseveranza fa tagliare il traguardo ancora in piedi.

05.09.2013

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