Una volta ancora ho scoperto che quando leggo la Bibbia ed incontro una presa di posizione di Gesù che è in linea con quanto penso, sono molto contento. Ritengo anche che sia quanto mai giustificata la soddisfazione d’aver fatto centro nella mia ricerca. Il guaio è che sono quasi portato a pensare: “Guarda, anche Gesù la pensa come me”, quasi che io fossi il maestro e Gesù il discepolo che viene a lezione.
Talvolta però mi trovo quasi in imbarazzo e sarei tentato di forzare il senso di un discorso di Cristo, quando esso risulta diverso dal mio pensiero, per adattarlo al mio.
Ho riflettuto su questo argomento domenica scorsa, quando la Chiesa mi ha offerto come lezione la parabola della “pecorella smarrita”. Alla prima lettura mi venne da pensare che il paragone offertomi da Gesù non teneva, non era razionale, quindi ci doveva essere dentro qualcosa che non funzionava. Chi mai infatti potrebbe approvare il pastore che abbandona il suo gregge per rincorrere una pecora scervellata, irrequieta, non soddisfatta del trattamento della sua guida e del suo protettore.
Di primo acchito mi venne da pensare “qui c’è qualcosa che non va”, come quando, solamente qualche giorno fa, papa Francesco, che nonostante debba prendersi cura di un’infinità di popoli devoti finisce per rubar loro la sua attenzione per impegnare almeno due, tre ore per scrivere ad Eugenio Scalfari. Anche lui, Scalfari “pecorella che ha abbandonato il gregge in cui è nato e s’è cacciato in un ginepraio di scelte suggeritegli da quella cultura illuminista del secolo scorso che pensava di saper tutto e quindi di non aver più bisogno di Dio. Eppure anche il comportamento del Papa sembrava illogico e poco razionale!
Dopo essermi spremuto le meningi per molto tempo, finalmente ho capito che Cristo è il maestro, che è lui che conosce cos’è veramente l’amore e come lo deve giustamente impiegare. Quindi non sono io, pivellino che si rifà a pivellini come me, a stabilire come vada impiegata la nostra capacità d’amare. La vera razionalità la conosce e ce la insegna solamente il Signore, e non possiamo essere noi, spesso discepoli somari, a pretendere di insegnare a Dio sapiente come ci si debba comportare in queste cose.
Ed ho ancora imparato che Papa Francesco non ha perso tempo a scrivere a Scalfari “pecorella infedele e scappata di casa”. E che l’ha fatto solamente perché è un discepolo di Gesù da dieci e lode, mentre io, e chi la pensa come me, meritiamo al massimo un due o poco più, perchè nonostante tutti gli “anni ripetuti”, non abbiamo ancora imparato la lezione fondamentale su come il cristiano deve amare.
18.09.2013