Ringrazio il Signore perché, nonostante la mia tarda età, sento ancora il bisogno di sognare e di perseguire qualche altro progetto. Ricordo bene un’affermazione del mio vecchio Patriarca, il cardinale Roncalli, il quale confidava a noi seminaristi che quando aveva un progetto da realizzare ne parlava a destra e a manca, da mattina alla sera, perché era convinto che prima o poi si sarebbe imbattuto in qualcuno che gli avrebbe dato una mano per realizzarlo.
E ricordo pure monsignor Vecchi, mio parroco a San Lorenzo, che affermava che una iniziativa o una struttura non sorgono mai dal nulla per generazione spontanea, ma hanno bisogno di un’opinione pubblica, o meglio di una cultura che maturi e sensibilizzi la gente a questo problema, perché quando c’è questo supporto di ordine sociale, prima o poi qualche iniziativa troverà modo di essere realizzata.
Io, per un sogno o un progetto che coltivo ormai da qualche anno, sono allo stadio di creare opinione pubblica favorevole. Perciò mi sto dando da fare per costruire questa sensibilità perché esso abbia una qualche probabilità di vedere la luce. Ecco il progetto. A Mestre funzionano tre mense dei poveri: Ca’ Letizia della San Vincenzo, la mensa dei Cappuccini e quella dei Padri Somaschi ad Altobello. Tutte e tre funzionano bene e svolgono un servizio di alto livello sociale per la povera gente. Forse in questo momento, in cui morde più duramente la crisi, sono insufficienti; inoltre esse servono il centro di Mestre e la parte sud, mentre la parte nord della città non ha questo presidio sociale. Il mio sogno non è solo quello di servire questa parte del nostro territorio con un’altra mensa, ma pure di offrire un servizio un po’ diverso da quelli che hanno le attuali in funzione.
Io sognerei di puntare su un “ristorante” oppure su una tavola calda di carattere popolare, sempre con la dottrina di offrire un servizio a pagamento, però alla portata delle persone meno abbienti. Penso ad una struttura nella quale, convenzionandosi con uno dei tanti catering esistenti e coinvolgendolo in questa opera umanitaria, il pranzo o la cena sia preparata da questa organizzazione gastronomica al massimo per tre euro al pasto, mentre il servizio sia svolto da volontari.
Sogno inoltre che questo “ristorante” dal volto pulito e signorile non sia destinato solamente o principalmente ai mendicanti, ma che vi possano accedere singole persone o famiglie che devono lottare per arrivare alla fine del mese. Come mi piacerebbe che un operaio con moglie e con uno o due bambini, e con uno stipendio di 1200 euro al mese potesse dire ai suoi cari: «Questa sera vi porto a cena fuori!».
Per la realizzazione di questo sogno ho, come vedete, il progetto, ho individuato un terreno in cui possa sorgere ed ho perfino messo da parte qualche soldarello. Manca ancora qualcosa ed è per questo che ne parlo.
01.09.2013