La cappellana

Mia sorella Lucia, giovane pensionata del reparto di oculistica dell’Ospedale dell’Angelo di Mestre, mantiene praticamente i contatti tra me e don Roberto, il più giovane di noi sette fratelli, che fa il parroco a Chirignago. Il più vecchio e il più giovane della nostra famiglia sono ambedue preti, perciò oltre ai legami di affetto, abbiamo anche il “mestiere” in comune. Ci vogliamo bene, ci stimiamo, ma ci frequentiamo poco perché ambedue ci “tuffiamo” nella nostra attività pastorale pensando di non aver tempo da dedicare ad altre cose.

Pur avendo la parrocchia di don Roberto otto, novemila anime, il patriarca quest’anno ha ridotto a mezzo servizio il cappellano, avendolo assegnato agli uffici della curia per l’intera mattinata. Neanche per farlo apposta, sempre a don Roberto, è stata pure tolta una suora che si dedicava con passione e competenza al catechismo dei ragazzi. Mio fratello è stato quindi costretto a ridimensionare il suo impegno pastorale, tentando di sfrondare le attività meno importanti. Però, dopo questa revisione, gli è parso che ci fossero alcune attività che era opportuno non abbandonare.

Mia sorella Lucia mi ha portato il testo del discorso che don Roberto farà all’assemblea parrocchiale per presentare questo riordino. Tra i vari provvedimenti mi ha sorpreso e incuriosito una decisione che egli presenterà col suo stile che è spesso condito da un certo humour. Scrive don Roberto nel suo documento: “Ho deciso di assumere a tempo pieno direttamente, senza passare per la curia, una “cappellana”. Si tratta di una ragazza preparata ed aderente ad una congregazione religiosa laica, che ha deciso di mettersi totalmente a servizio della parrocchia”. Pare che mio fratello, non appena si libererà un appartamentino della parrocchia glielo assegnerà perché possa dedicarsi con più facilità al suo compito.

A parte la trovata della “cappellana”, credo che ormai sia già giunto il tempo di pensare a dei collaboratori laici, possibilmente preparati e motivati, che si dedichino a tempo pieno alla comunità e che questa si faccia carico del costo di questi nuovi e particolari discepoli di Gesù. A me è parsa una scelta saggia e innovativa, più concreta di certi fumosi e velleitari progetti. Comunque queste sperimentazioni le credo quanto mai utili per superare le gravi difficoltà che le parrocchie stanno affrontando a motivo della carenza di clero.

25.08.2013

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