La decadenza delle onorificenze

Qualche tempo fa ho dedicato uno dei miei “editoriali” a don Franco De Pieri, parroco della comunità cristiana di San Paolo di viale Garibaldi, presidente del CEIS, quell’associazione benemerita che a Mestre ha creato una vasta rete di servizi a favore dei cittadini caduti nelle devianze sociali. Ho ritenuto giusto per molti motivi dedicargli quelle righe per riconoscergli indubbi meriti di sacerdote impegnato seriamente a livello pastorale e nel campo della solidarietà, che diede vita a Forte Rossarol, la struttura che offre molti servizi e di una notevolissima importanza sociale. Ho messo inoltre in luce, tra i meriti di don Franco, il fatto che egli, avendo raggiunto il tempo della pensione, non per questo ha messo fine al suo impegno, ma ha comunicato alla città che andrà in Brasile a “lavorare” in una missione che ha già aiutato anche durante il tempo del suo impegno pastorale a Mestre.

Additando ai lettori de “L’Incontro” la bella figura di questo nostro sacerdote, indicavo anche, come nota di merito, che egli usciva dalla diocesi senza filetti e fascia rossa, senza titoli onorifici, ma col suo semplice “don” anteposto al nome con cui Dio lo ha riconosciuto suo figlio in occasione del battesimo.

Ieri, e ancora oggi, la stampa ci ha informato con molta enfasi e dovizie di particolari, del piccolo terremoto locale col quale è stato spazzato via il titolo di “monsignore” con decreto patriarcale, quindi i più noti prelati del patriarcato sono stati “degradati” e ridotti a “soldati semplici” i quali possono, come tutti i preti, fregiarsi solamente del comunissimo “don”.

Povero don Franco! Ha perso così il merito di lasciare la diocesi senza alcun titolo onorifico! Con don Franco anch’io sono stato toccato nel mio orgoglio di aver combattuto la mia battaglia e d’esser arrivato a tarda età mantenendo “incontaminato” quel “don” che mi è stato offerto con l’ordinazione sacerdotale.

A dire il vero al “don” ho sempre preferito quel “padre” con cui mi chiamavano i ragazzi dei Gesuati agli inizi del mio sacerdozio, e con cui tanti fedeli, mi chiamano ancora. Comunque, se prevarrà la logica a cui pare che il nostro vescovo si riferisca, dovranno “saltare” presto anche i monsignori autorizzati dal Vaticano, i titoli di arcivescovo, di patriarca, eccellenza, eminenza, per stare solamente nel campo delle onorificenze ma, per lo stesso motivo, anche i “pontificali” dovranno essere ridotti al rango di “messe”. Insomma ne vedremo di belle con la rivoluzione appena iniziata da Papa Francesco.

11.08.2013

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