Ho terminato proprio in questi giorni “gli esercizi spirituali” predicati dal cardinal Ravasi per Papa Benedetto e i cardinali, vescovi e monsignori della curia romana. Neanche a farlo apposta “ho ascoltato” l’ultima meditazione il giorno che la Chiesa festeggia sant’Ignazio di Loyola, il santo gesuita che ha “inventato” questa pratica di pietà.
Il cardinal Ravasi ha fatto le sue 17 “prediche” dal 17 al 24 febbraio di quest’anno. Tanto sono durati “gli esercizi” del Papa, mentre io ci ho messo ben tre mesi, faticando non poco per seguire i passaggi veramente impegnativi di questo cardinale “ministro della cultura” della nostra Chiesa.
Mi ha colpito l’intelligenza, ma soprattutto la preparazione ascetica, teologica e biblica di quest’uomo di Chiesa, ma quello che soprattutto mi ha convinto è stata la capacità di innestare il messaggio e il cantico di lode che emerge dai Salmi nel pensiero dei filosofi e poeti del nostro tempo che Ravasi dimostra di conoscere perfettamente coniugando i loro scritti con la parola di Dio espressa dalla Bibbia.
Tutto questo mi fa pensare che la ricerca del cristiano debba assolutamente muoversi e procedere su due rotaie: la Bibbia e il pensiero contemporaneo. Se la parola di Dio non si innesta e non “si incarna” nella cultura attuale, essa rimane appesa alle nubi e non diventerà mai parte integrante della sensibilità e della religiosità del cristiano contemporaneo.
Molti anni fa, il responsabile del volontariato cattolico, in una conferenza a cui ho partecipato, ha affermato che “il cristiano di oggi dovrebbe avere in una mano la Sacra Scrittura e nell’altra il “quotidiano” per poter coniugare l’una con l’altro.
Dopo aver fatto questi esercizi spirituali assieme al Papa emerito e ai suoi cardinali, mi vien da ribadire invece quello che già pensavo da tempo, ossia assieme al quotidiano il cristiano d’oggi faccia lo sforzo che, a parer mio, è assolutamente necessario, di tenere nella mano sinistra anche ciò che i poeti, i narratori, i cantautori e i filosofi del nostro tempo vanno scrivendo o cantando nelle loro opere e che gli uomini assimilano anche senza avvedersene. Il pensiero e l’amore di Dio è qualcosa di etereo ed influente se non si veste dei panni d’oggi, se non usa il linguaggio e il pensiero dei ricercatori della verità del nostro tempo.
Sento di essere quasi banale e ripetitivo, però avverto l’assoluto dovere di affermare che perché un cristiano stia decentemente in piedi e possa farsi accettare, deve innestare il messaggio evangelico nella “carne viva” dell’uomo di oggi e non nelle mummie del passato, ma tutto questo è impossibile se non si frequenta e non si conosce il pensiero contemporaneo.
03.08.2013