La coerenza evangelica paga ancora

Sono convinto che ogni persona abbia già nel suo DNA degli orientamenti di fondo, dei principi ideali che porta dentro alla sua identità e che poi sviluppa o mortifica durante la sua crescita umana.

Faccio questa premessa perché mi accorgo che, per un verso o per l’altro, ritorno assai di frequente sulle stesse tematiche. Ritengo però giusto farlo perché alla fin fine è questo il contributo sostanziale che una persona può offrire agli altri; infatti questo apporto in positivo o, perfino, in negativo, può aiutare il prossimo a maturare le sue scelte e a crescere a tutti i livelli.

Il fatto che mi spinge a ribadire un concetto che mi è caro e di cui sono convinto è stata la Giornata Mondiale della Gioventù. Domenica scorsa mi sono preso la libertà di seguire per due ore intere alla televisione l’evento storico per la nostra Chiesa, ossia la messa di Papa Francesco celebrata sulla nota spiaggia della metropoli brasiliana di Rio de Janeiro. E’ stato un evento che mi ha spiritualmente “saziato” e che ha rinvigorito la mia speranza per il domani della Chiesa e del Cristianesimo.

Ero convinto che la Giornata Mondiale della Gioventù celebrata a Torvergata con la partecipazione di due milioni di giovani, fosse il punto massimo, un record insuperabile sia per tensione spirituale che per consistenza numerica. Invece, fortunatamente, le cose non stanno così. Papa Francesco di certo ha raddoppiato la consistenza numerica, ma penso pure il respiro spirituale.

Io non sono un sociologo e, meno ancora, un esperto di fenomeni sociali e religiosi, comunque sono assolutamente convinto che il ritornare alla sorgente, “saltando” le sovrastrutture della tradizione ecclesiastica così complesse, macchinose e stereeotipate sia il motivo sostanziale di questo “miracolo” a cielo aperto. Gli elementi che più facilmente si colgono nello stile  evangelico di Papa Francesco, nel suo ritorno alle origini, potranno sembrare perfino futili e marginali, ma per me sono piccoli segni della sua scelta di fondo – ad esempio la borsa nera che s’è portato dietro a mano, l’aver viaggiato in aereo assieme a tutti gli altri, non essersi portato dietro un codazzo di curiali, aver usato un’utilitaria e non blindata per i trasferimenti, essere andato in una bidonville, aver fatto un discorso corto e comprensibile.

In una parola mi pare di dover concludere che, nonostante la crisi sociale e soprattutto religiosa, la coerenza evangelica paga ancora. Tante volte, in passato, mi sono chiesto come ha fatto Gesù ad incantare “cinquemila persone, senza contare donne e bambini” che l’han seguito senza mangiare. Quando vedo poi che il suo successore, Papa Francesco, ha intrattenuto quasi quattro milioni di giovani che per due giorni l’hanno seguito ed ascoltato, dormendo per terra a cielo aperto, vedo che l’imitatore di Cristo sa veramente ancora oggi attirare le folle. La Chiesa, se vuole giustamente incantare le folle e far loro accettare la “buona notizia”, non ha che da ritornare al Vangelo e allo stile di Gesù.

02.08.2013

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