Lo scorso anno ho letto molto di Adriana Zarri, l’eremita “sui generis” che scriveva su “Il Manifesto” e “celebrava l’Eucarestia” assieme alla sua gatta, in perfetta solitudine. La Zarri è stata una di quelle cristiane “alla don Gallo”, guardata con sospetto e rifiuto dai cristiani ben pensanti e sorvegliata speciale dalla gerarchia ecclesiastica.
Il pensiero di questa teologa laica non è sempre facile, spesso ho fatto fatica a seguirla e comprenderla nelle sue riflessioni sempre profonde. Ricordo che in uno dei suoi volumi mi sono imbattuto in una tesi che lei sosteneva con convinzione, affermando che dobbiamo abbandonare il mondo della sacralità per abbracciare quello della santità.
Per la Zarri la sacralità sa di magico, quasi che certe parole, certi oggetti, certi riti o comportamenti possano manifestare il volto di Dio ed offrircelo, mentre – lei sostiene – solamente la santità, che è cammino personale per la ricerca di Dio, lo manifesta e dona il Signore.
M’è parso di capire, pur con qualche difficoltà, questo discorso. Oggi però Papa Francesco, salendo in aereo portandosi appresso la biancheria intima nella sua borsa nera, occupando una poltrona uguale a quelle dei giornalisti, ha tradotto la tesi della Zarri in maniera quanto mai convincente facendomi capire che sta conducendo la Chiesa ad imboccare la strada giusta.
Ricordo che un Patriarca di Venezia, che non nomino per carità cristiana, non saliva in auto per venire a Mestre se non aveva la scorta di almeno due vigili della stradale, perché un cardinale “principe della Chiesa” aveva diritto ad essere equiparato ad un principe della Casa Reale. E’ perfino troppo evidente che per Papa Francesco non è la preziosità della cornice che dà importanza alla sua presenza, ma il messaggio che egli offre al mondo e la sua coerenza personale che porta speranza e salvezza.
Questo però comporta che pure per noi preti o cristiani non è la fascia rossa, il distintivo o il titolo accademico che offre agli uomini del nostro tempo l’immagine e il volto di Gesù, ma la nostra santità personale e il nostro amore al prossimo.
22.07.2013