L’ebbrezza del prete

La mia fortuna, o meglio la grande Grazia che il buon Dio mi ha fatto, è stata quella di aver sempre avuto nel cuore la certezza che il messaggio cristiano è quello che di più valido sia mai esistito nella storia del mondo ed è quello che dà le migliori risposte delle quali l’uomo ha bisogno per vivere.

Spesso tento di far capire, e talvolta lo dico apertamente, che senza quel messaggio la nostra vita sarebbe un assurdo o, peggio, una beffa.

Il mio ministero da vecchio prete a tanti potrà sembrare marginale o di poco conto, anche perché esso si riduce al sermone domenicale, alla breve riflessione durante l’Eucarestia feriale o alla predica ai funerali, eppure ho la sensazione di trovarmi in una situazione privilegiata e di poter offrire le soluzioni cardine sul senso della vita in assoluto.

Oggi ho celebrato il funerale di una persona a me sconosciuta, un uomo che ha avuto una vita intensa, talora brillante e talora drammatica, che ha vissuto momenti di gloria e di ricchezza e momenti di disperazione, stroncato da un infarto che, come una fucilata, l’ha colpito al cuore. La chiesa era gremita di gente del bel mondo, gente abbronzata, elegante, ma sgomenta ed attonita perché la morte aveva colpito uno di loro, uno che aveva tenuto allegra la loro compagnia, che era stato amato e forse invidiato per il suo charme.

Confesso che ho provato un’ebbrezza sconfinata nel poter offrire un varco di luce tra tanto buio. L’avere la possibilità di assicurare che Dio è padre, che Dio perdona anche chi ha sbattuto “la porta di casa” per vivere in libertà l’avventura della vita, che Dio aspetta a braccia aperte chi comunque ritorna a Lui, è un qualcosa di grande e mi ha fatto sentire quanto è stato gradito questo discorso. Le parole del Vangelo, quando sono pronunciate con convinzione, toccano i cuori e li aprono alla speranza.

Un signore di mezza età che, per il suo modo di fare ho capito che apparteneva a quel mondo brillante e fatuo, è venuto in sagrestia a dirmi: «Padre, usciamo di chiesa più fratelli e migliori» Ed una ragazza giovane, bella ed elegante, sulla soglia della chiesa mi ha stretto la mano per dirmi «Grazie!».

Sono stato felice perché quel “grazie” non andava a me, ma alla parola di speranza offertaci da Gesù.

15,07.2013

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