Le mie filippiche contro la burocrazia statale, parastatale e quella degli enti a partecipazione pubblica, credo che cesseranno solamente con la mia morte.
La mia rabbia contro queste realtà lente, dispendiose, superburocraticizzate ove s’annidano i politici di serie B, quelli riciclati dopo bocciature elettorali o quelli che si sono meritati le cariche o per aver organizzato le campagne elettorali, o per aver fatto per lungo tempo i portaborse, cresce di giorno in giorno.
Vi racconto una delle ultime. Il signor De Faveri, un brillante imprenditore che spesso viene a visitare le tombe dei suoi morti sepolti nel nostro cimitero, da buon cristiano mise il naso dentro alla vecchia cappella ottocentesca, scoprendo così l’estremo degrado in cui si trovava. Questo signore, mosso da un sentimento di pietà per i suoi defunti, s’è offerto di restaurare la chiesetta della quale, quest’anno, ricorre il secondo centenario essendo sorta, appunto duecento anni or sono, con la costruzione del cimitero.
Non riferisco l’iter burocratico per ottenere i permessi dalla Veritas e quindi dalla Sovrintendenza, avendo avuto i tecnici della prima la malaugurata idea di chiedere il permesso alla seconda! Non sono bastati sei mesi di lettere e controlettere, quasi che questo concittadino volesse restaurare la basilica di San Marco.
Il restauro è risultato quanto mai oneroso, dato che la consulente artistica nominata dalla Sovrintendenza non la finiva più di pretendere pignolerie di ogni genere. Comunque: cosa fatta capo ha!
Il benefattore si è dichiarato disposto a far ripulire la facciata e almeno un pezzo del tetto del porticato che s’appoggia alla parete nord della chiesa. Avendo ottenuto un rifiuto, perché era in programma della Veritas il restauro dell’intero porticato, ora transennato per caduta di calcinacci, ci siamo messi il cuore in pace. Senonché i canali delle tegole e i pluviali intasati dalla caduta di fogliame e dagli aghi dei cipressi antistanti la chiesa, hanno prodotto delle infiltrazioni, con conseguenti macchie di umidità e di muffa sulla parete appena ridipinta.
M’è stato consigliato di segnalare la cosa al tecnico responsabile del Comune e a quello della Veritas. Cosa che ho fatto, ma il “morto” non ha battuto un colpo. Ora poi, che il mancato introito dei 120 milioni di euro che dovevano arrivare dalla Torre di Cardin, ha procurato un buco relativo nel bilancio comunale, credo che le mie lettere siano perfettamente inutili.
Il comico e il tragico della vicenda è che se mi permettessero di intervenire, io con una dittarella in regola con le carte, me la caverei al massimo con due o trecento euro. Signor no! Le sacre regole della burocrazia non lo permettono!
15.06.2013