Durante il mese di novembre mi è capitato più volte di avere la tentazione di inquadrare un evento abbastanza banale con una frase biblica saggia e solenne dell’Antico Testamento: “C’è chi semina nel pianto e chi raccoglie nella gioia”.
La frase non calzava perfettamente perché era lo stesso soggetto, io, che avevo seminato tra tante difficoltà ed ora raccoglievo con sorpresa e con gioia i risultati della mia fatica.
Chiarisco l’enigma e poi come si fa con gli aneddoti e le favole ne tiro la morale.
Nel dicembre dello scorso anno ebbi modo di notare che sia gli operai del cimitero, sia i parenti dei defunti sepolti nel nostro camposanto, buttavano nei cassonetti dei rifiuti, le piante di crisantemo ormai sfiorite e semidistrutte dalle prime gelate dell’incipiente inverno.
Dapprima pensai ai costi di queste piante: 15 – 20 euro all’una, poi mi balenò l’idea di recuperarle per piantarle lungo il viale del don Vecchi.
Ogni mattina caricavo il portabagagli della mia Fiat Uno, sporcando di terra l’abitacolo.
Ebbi tutti contro, chi diceva che ormai erano perdute per il gelo, altri che la terra del don Vecchi era cretosa, altri ancora che il sole di luglio le avrebbe bruciate.
Non badai a nessuno e ne piantai cento, centocinquanta.
Durante l’estate sembrava che i miei oppositori avessero avuto ragione, tanto erano striminzite, ma invece ora tutto il don Vecchi è in fiore. Al don Vecchi sembra primavera.
Nella vita bisogna lavorare, soffrire, avere il coraggio di andare contro corrente, ma soprattutto ascoltare il cuore, perché solo così prima o poi si può raccogliere qualcosa con letizia anche in un settore così marginale conviene ascoltare il buon Dio, Egli ha sempre ragione!