Qualche giorno fa ho letto su “Gente Veneta”, il settimanale del patriarcato di Venezia, un servizio intelligente, puntuale e, perché no?, tragico su quanto va buttato dagli ipermercati, dalle botteghe, dai ristoranti e dai centri cottura e distribuzione alimentare della nostra città.
Siccome sono particolarmente sensibile a questo problema che spesso è denunciato dalla stampa cattolica, ogni volta che vedo un titolo su questo argomento leggo con avidità l’articolo e provo rabbia. Questa volta la reazione è stata ancora più forte perché lo spreco denunciato non avviene in America, ma proprio a casa nostra.
Io credo d’aver fatto quanto era nelle mie possibilità per ottenere quello che avviene in tante altre città, però confesso di sentirmi sconfitto; tanto che mi sono ormai arreso senza condizioni.
Su questo argomento la storia è stata lunga e quanto mai tormentata. Sto mendicando un aiuto dall’assessore della sicurezza sociale del Comune di Venezia almeno da quindici, venti anni, da quando ho aperto la “bottega solidale” per la distribuzione dei generi alimentari per i poveri. Avendo letto poi quanto si è fatto a Bologna prima, ma poi a Milano, Verona, Vicenza, non c’è stato amministrazione comunale di Venezia che si sia succeduta in questo tempo a cui non abbia bussato la porta, perché il problema rimane sempre quello: le catene della distribuzione sono disponibili a concedere i viveri in scadenza solamente a patto che il Comune sia disponibile ad abbattere, almeno per un po’, la tassazione sui rifiuti.
Le società, per organizzare lo smaltimento dei generi in scadenza, devono sopportare un costo e, secondo la logica ferrea delle leggi di mercato, non sono disposte a sopportarlo se non lo recuperano con lo smaltimento dei rifiuti.
Con l’assessore Giuseppe Bortolussi pareva che questo processo si stesse avviando, senonché con l’assessore che gli è succeduto, il dottor Sandro Simionato, tutto s’è bloccato nonostante le mie suppliche. E si che costui è del PD, partito che a differenza del reazionario Berlusconi, afferma di essere aperto socialmente!
A questa insensibilità comunale si aggiunge quella della Caritas diocesana che dovrebbe essere l’organo che promuove la solidarietà nella Chiesa veneziana e che dovrebbe muoversi in questo settore come il rappresentante del Patriarca il quale, nella Chiesa, si dice sia il presidente della carità, ma che su questo fronte pare che essa sia assolutamente assente!
Al “don Vecchi” si aiutano quasi 3000 persone la settimana, però se ci fosse una qualche collaborazione da parte del Comune e della curia, potremmo fare cento volte di più.
Don Armando buon pomeriggio, grazie per quello che ha fatto e sta facendo, l’idea del “Don Vecchi” è stata, ed è, una grandissima opera che può aprire molte strade per aiutare chi si trova in difficoltà economiche o fisiche. Leggevo questo suo articolo molto interessante e lo condivido in pieno. Quando sento parlare di sprechi mi urta moralmente. Volevo segnalarLe, visto che ci ho lavorato, che al ristorante Lo Zodiaco di Tessera (Aeroporto Marco Polo) c’è un disumano spreco di generi alimentari!! Bottiglie di acqua minerale sigillate buttate interamente nella spazzatura, confezioni di formaggio confezionati e mai aperti e tanti altri cibi non scaduti gettati senza morale nei grandi sacchi neri dell’immondizia. All’epoca ero lavapiatti ed avevo fatto notare che questo spreco era ignobile, ma non avevo voce in capitolo. Il ristorante è una mensa per i lavoratori dell’aeroporto, quest’ultimi vengono serviti al tavolo e parecchie volte lasciano cibo confezionato (non aperto) sui tavolini. Il regolamento interno prevede il cestinamento di questi prodotti ancora sigillati. Se riuscisse a parlare con la Direzione di questo spreco sarebbe una gran cosa. Buona giornata don Armando.